LEZIONI DI ASTROLOGIA MORPURGHIANA: LE POSIZIONI PLANETARIE

L’astrologia studia il moto dei corpi celesti del nostro sistema planetario proiettati sulla fascia zodiacale. La rivoluzione della Terra determina per l’occhio umano l‘apparente moto del Sole, anch’esso considerato dagli astrologi come “mobile” all’interno dello Zodiaco. Dopo le scoperte di Copernico e di Galileo, l’eliocentricità del sistema planetario fu l’argomento principe avanzato dai nemici dell’astrologia, convinti di poter distruggere la fondatezza di diagnosi e previsioni basate sugli spostamenti di una stella che non si spostava affatto. Le teorie di Albert Einstein hanno polverizzato la validità di tale obiezione poichè, dato il principio della relatività dei moti, è del tutto legittimo parlare di quello della Terra attorno al Sole o di quello del Sole attorno alla Terra. Per i fisici moderni, lo Zodiaco come misura di osservazione è validissimo. Potremo dunque dire, senza vergogna alcuna, che il Sole si sposta in modo regolare e occupa ogni anno nei medesimi periodi i medesimi settori zodiacali, determinando il ciclo stagionale terrestre.

Tutti gli altri pianeti occupano nello Zodiaco posizioni mutevoli, regolate dalle diverse velocità delle loro orbite, sempre più lente via via che aumenta la distanza dal Sole. E dunque, mentre il Sole si trova per esempio in un segno estivo, altri pianeti potranno occupare segni invernali, primaverili o autunnali, indipendentemente dalla stagione che scorre in quel momento sulla Terra.

E’ opinione dell’astrofisica che la molteplicità dei pianeti del sistema solare, la varietà della loro distanza dal Sole, delle loro orbite e delle loro velocità, abbiano determinato le particolari condizioni che consentirono lo sviluppo di un particolare tipo di vita su un particolare pianeta di questo sistema, la Terra. E’ opinione dell’astrologia che la struttura del sistema solare abbia influito e influisca non soltanto sui fenomeni geofisici e biochimici che permettono la vita, ma anche su tutti i processi che ne accompagnarono e ne accompagneranno l’evoluzione, dal principio alla fine. Ogni pianeta partecipa a tali processi con una sua particolare funzione, esercita cioè la sua influenza su un certo gruppo di fenomeni nonchè su un determinato settore del comportamento umano. Questa influenza assume sfumature diverse a seconda della posizione occupata dai pianeti nei vari segni zodiacali. Esistono, insomma, delle affinità o delle non affinità tra i corpi celesti e determinati gradi dello Zodiaco. E’ qui che le attuali opinioni della scienza e quelle dell’astrologia divergono drasticamente. Sebbene alcuni grandi scienziati d’avanguardia (FRED HOYLE in testa), parlino già di un universo “che si riproduce”, definendolo così automaticamente seppure involontariamente come un organismo vivente, l’idea di una dipendenza del comportamento umano dalla natura e dal moto degli astri è ancora inaccettabile.

Lo Zodiaco segnò subito un distacco netto dall’astronomia empirica, basata sulla semplice osservazione della volta celeste, assegnando ad ogni corpo celeste 3 posizioni “privilegiate” e fermamente ancorate a 10 gradi dello Zodiaco ciascuna. Tali posizioni ebbero il nome di domicili ed esaltazioni. Il criterio logico che determina lo schema fu senza dubbio il Numero, ossia un principio universale, a dettare la struttura zodiacale.

(CONTINUA……………………………………………………)

LEZIONI DI ASTROLOGIA MORPURGHIANA: ELEMENTI DELL’ASTROLOGIA 2

Il raggruppamento dei segni

Secondo la tradizione astrologica, i 4 elementi sono rappresentati nello Zodiaco e a ciascuno di essi appartengono 3 segni diversi. Eccone la distribuzione:

– SEGNI DI FUOCO: Ariete, Leone, Sagittario

– SEGNI DI TERRA: Toro, Vergine, Capricorno

– SEGNI D’ACQUA: Cancro, Scorpione, Pesci

– SEGNI D’ARIA: Gemelli, Bilancia, Acquario

Un secondo raggruppamento viene fatto in base alla posizione dei segni rispetto ai punti cardinali, ed eccone la distribuzione:

– SEGNI CARDINALI: Ariete, Cancro, Bilancia, Capricorno

– SEGNI FISSI: Toro, Leone, Scorpione, Acquario

– SEGNI MOBILI: Gemelli, Vergine, Sagittario, Pesci

Nell’ultima suddivisione dei segni, lo schema degli opposti non è rispettato, perchè i segni cardinali fronteggiano i cardinali, i fissi fronteggiano i fissi e i mobili fronteggiano i segni mobili. Nell’interpretazione astrologica, il valore simbolico dei segni cardinali, fissi e mobili è ancora alquanto vago e sfuggente. Per certuni, e noi siamo tra questi (tra i quali la sottoscritta che sta scrivendo su questo blog), tale valore è addirittura nullo. Molto importante invece la simbologia dei 4 elementi: il FUOCO è vitalità, esuberanza, irruenza, fiduciosità, slancio attivo. La TERRA è prudenza, metodo, laboriosità, applicazione, senso pratico; l’ARIA è forza intellettuale, distacco, spirito critico, umorismo, duttilità, diplomazia. Infine l’ACQUA è sensibilità, ricettività, creatività, immaginazione, fantasia.

I 4 elementi fondamentali dell’antichità si traducono, insomma, in 4 elementi egualmente fondamentali del comportamento.

(Bibliografia: Lisa Morpurgo “Introduzione all’Astrologia e decifrazione dello Zodiaco”)

LEZIONI DI ASTROLOGIA MORPURGHIANA: ELEMENTI DELL’ASTROLOGIA

La Terra (e l’uomo sulla Terra) è legata ad una spirale di moti rotatori: quelli della Terra stessa, che determinano il succedersi del giorno e della notte e il succedersi delle stagioni; poi i vari anelli concentrici delle orbite planetarie; infine il lentissimo spostarsi dell’asse terrestre rispetto a remote costellazioni. Per l’occhio che li osservi dalla Terra, tutti questi moti si inscrivono in un particolare segmento circolare dello spazio, in una fascia celeste chiamata dagli astronomi Zodiaco. Lo Zodiaco è una circonferenza di 360° suddivisa in 12 settori di 30°, e ciascuno di essi corrisponde a uno scatto, o per meglio dire a una tappa, di quell’inesorabile processo di luce e tenebre, di estate e inverno, di nascita e morte, di ascesa e di declino che accompagna tutto quanto esiste sulla Terra. L’astrologia studia i moti del sistema solare, le loro diverse posizioni nel cerchio zodiacale e la loro possibile influenza sugli eventi terrestri e sulla natura dell’uomo. Ipotesi fondamentale dell’astrologia è che uno qualsiasi di questi molti moti rotatori, inserendosi in un determinato settore dello Zodiaco, ne assorbe la particolare natura e al tempo stesso gli trasmette la propria. Il valore simbolico dello Zodiaco è dunque riducibile a un solo giorno (rotazione della Terra) o dilatabile a millenni (rotazione delle costellazioni).

Le costellazioni (simbologia millenaria dello Zodiaco)

Gli antichi distinsero nella fascia zodiacale 12 costellazioni e diedero il nome di tali costellazioni ai vari settori dello Zodiaco. Questa denominazione indica una corrispondenza simbolica e non reale. Le varie costellazioni, infatti, occupano spesso uno spazio maggiore o minore dei 30° assegnati a ogni settore zodiacale e inoltre la loro posizione, per l’occhio dell’osservatore terrestre, si sposta di continuo in un lentissimo moto rotatorio: il più lento, in effetti, tra quelli considerati dall’astrologia. L’inizio dello Zodiaco coincide con l’equinozio di primavera e il primo settore è detto dell’Ariete. Ora, la costellazione dell’Ariete non splende più sopra il Sole dal 21 marzo al 20 aprile. Negli ultimi 2000 anni il suo posto è stato via via occupato dalla costellazione dei Pesci (la Morpurgo si sta riferendo alle Ere Cosmologiche; N.d.R.), e, tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo, il primo grado dello Zodiaco coinciderà con il 29° dell’Acquario. Questo spostamento, apparente, delle costellazioni è dovuto alla leggera inclinazione dell’asse terrestre che produce piano piano uno spostamento (reale) del punto vernale, ossia, detto in termini molto semplici, della posizione occupata dall’asse terrestre stesso dall’equinozio di primavera. Tale fenomeno viene chiamato PRECESSIONE DEGLI EQUINOZI. Ogni 2160 anni, il punto vernale passa da un settore zodiacale all’altro, e ogni 29.920 anni compie un ciclo completo ritornando all’inizio. Il punto vernale rimane dunque su ogni grado dello Zodiaco per circa 72 anni. Tutti questi dati erano noti nell’antichità. E’ opinione degli astrologi che ogni periodo bimillenario sia “segnato” dalle caratteristiche del particolare settore zodiacale che sta scorrendo sopra il punto vernale; caratteristiche che corrispondono alla posizione occupata da tale costellazione nella sequenza ideale dello Zodiaco. In altre parole, si suppone che la costellazione dell’Acquario, la cui presenza è ormai imminente, abbia effettivamente l’influenza attribuita all’undicesimo settore zodiacale, così come nei 2000 anni precedenti ebbe influenza la costellazione dei Pesci, corrispondente al dodicesimo settore, e prima ancora la costellazione dell’Ariete, corrispondente al primo settore e così via. Si pone così il problema di stabilire come e perchè fu fissata la sequenza ideale dello Zodiaco, che inizia con l’Ariete e si chiude con i Pesci. Poichè la precessione degli equinozi era ben nota agli antichi, è da escludere che i vari settori zodiacali abbiano preso il nome delle 12 costellazioni in un momento storico ben preciso, partendo da una reale coincidenza del punto vernale con il grado zero dell’Ariete. D’altra parte, è impensabile che la corrispondenza tra settori e costellazioni dello Zodiaco sia stata fissata empiricamente, cioè raccogliendo dati e osservazioni su vari cicli di 30.000 anni ciascuno (la capacità d’indagine e di deduzione dell’uomo non arriva così lontano), e dobbiamo concludere che la fonte cui attinsero gli antichi astronomi-astrologi per stabilire lo schema zodiacale fosse ben diversa. Ci sembra perciò lecito avanzare l’ipotesi che le costellazioni fossero inserite in uno schema numerico prestabilito e non che questo schema fosse ricavato dalle costellazioni stesse. La storia dell’astrologia offrirà forse per sempre punti oscuri ed enigmi insoluti, dovuti all’impossibilità di conoscere con esattezza il nostro passato. Ci limiteremo a segnalare qui che lo spostamento dell’asse terrestre si verifica in senso inverso a quello di tutte le altre rotazioni zodiacali, e perciò la posizione del punto vernale regredisce lungo la circonferenza dello Zodiaco anzichè progredire. Passa cioè dall’Ariete ai Pesci e dai Pesci all’Acquario scorrendo all’indietro fino a coincidere di nuovo con il grado zero dell’Ariete, che si direbbe così una fine anzichè un inizio.

Lo schema dello Zodiaco

I 12 settori dello Zodiaco (o Case zodiacali) prendono il nome di 12 costellazioni che sono, nell’ordine:

1) ARIETE

2) TORO

3) GEMELLI

4) CANCRO,

5) LEONE

6) VERGINE

7) BILANCIA

8) SCORPIONE

9) SAGITTARIO

10) CAPRICORNO

11) ACQUARIO

12) PESCI

Dal grado zero, all’inizio dell’Ariete, si arriva al 360° che segna la fine dei Pesci. Il passaggio da un settore ad un altro avviene  esattamente ogni 30° e, come abbiamo già detto, non tiene conto nè della dimensione nè della posizione reale della costellazione da cui prende il nome. Lo Zodiaco viene rappresentato graficamente in proiezione piana e i segni si succedono in senso antiorario.L’orientamento dello Zodiaco è rovesciato rispetto a quello delle carte geografiche: l’ovest si trova a destra, l’est a sinistra, il sud in alto e il nord in basso. La linea che unisce l’est all’ovest si chiama linea dell’orizzonte, mentre la linea che unisce il sud al nord si chiama linea del meridiano. Il meridiano e l’orizzonte dividono lo Zodiaco in 4 zone, che corrispondono alle 4 stagioni: la prima zona va dall’equinozio di primavera (ovest) al solstizio d’estate (sud) e comprende i 3 segni primaverili Ariete, Toro e Gemelli. La seconda zona va dal solstizio d’estate (sud) all’equinozio d’autunno (est) e comprende i 3 segni estivi Cancro, Leone, Vergine; la terza zona va dall’equinozio d’autunno (est) al solstizio d’inverno (nord) e comprende i 3 segni autunnali Bilancia, Scorpione e Sagittario; la quarta zona va dal solstizio d’inverno (nord) all’equinozio di primavera (ovest) e comprende i 3 segni invernali Capricorno, Acquario e Pesci. Il ciclo stagionale, nel suo significato reale e simbolico, sta dunque alla base dello schema dello Zodiaco. Osservando tale schema (fig. in alto a sx) vedremo che la primavera si oppone all’autunno, l’estate all’inverno. Questa sistemazione a specchio, evidente in natura, ha infatti un riflesso preciso nello Zodiaco, dove il gioco degli opposti assume un’importanza fondamentale dal punto di vista interpretativo. Ogni settore ha in sè le caratteristiche che mancano al settore direttamente opposto, e manca a sua volta di ciò che il settore opposto possiede. Nell’economia del cerchio zodiacale, come nell’economia della natura, della vita e della storia, ogni fase che porta dalla nascita alla morte, e dalla morte a una nuova vita, è regolata da forze specifiche, tutte indispensabili e diversamente distribuite. Qualsiasi elemento rafforzi un determinato settore dello Zodiaco, lo fa a detrimento del settore opposto, ristabilendo tuttavia un profondo equilibrio nel tutto, dove gli antagonismi finiscono per diventare complementari.

(Bibliografia: Lisa Morpurgo “Introduzione all’Astrologia e decifrazione dello Zodiaco”)

LEZIONI DI ASTROLOGIA MORPURGHIANA: IL LINGUAGGIO ZODIACALE

La Morpurgo è stata un’astrologa rivoluzionaria, gettando le basi di un nuovo modo di interpretazione zodiacale.Ma…..ahimè,ella ci ha lasciato un’eredità difficile,poichè ha affermato la possibile esistenza di altri due pianeti nel nostro sistema solare non ancora scoperti che lei chiama X (Proserpina, Grande principio Femminile) e Y ( l’inizio del tempo), cambiando radicalmente i domicili primari (diurni), domicili base (notturni), esaltazioni, esili e cadute dei pianeti nei 12 segni zodiacali. Tutto ciò, ai tempi d’oggi, può essere di difficile interpretazione ed ha dei limiti enormi sul piano delle dimostrazioni concrete. La Morpurgo ha lasciato delle lacune incolmabili da questo punto di vista! Inoltre, ha introdotto una teoria, che al giorno d’oggi, sta prendendo sempre più “corpo” grazie anche alle scoperte delle scienze alternative e della fisica quantistica: gli universi paralleli! Non dimentichiamoci, come avete potuto leggere negli articoli precedenti, che l’astronomia deriva dall’astrologia e non viceversa, seppur gli astronomi non vogliano riconoscere ciò!

Partendo dal nostro Sistema Solare, la Morpurgo ha ipotizzato, tramite ragionamenti logico-intuitivi (e forse anche un pò extralogici) l’esistenza di altri “Sistemi Solari” paralleli, ove le esaltazioni, i domicili, gli esili e le cadute dei pianeti nei segni zodiacali cambiano: da qui prendono nome le “esaltazioni per trasparenza“.Con questo termine, la Morpurgo vuole indicare come sarebbe il pianeta in quel determinato segno zodiacale in un altro Sistema Solare! Da qui,possiamo conoscere un’altra Morpurgo: la Morpurgo esoterica! Ma oltre lei, ci sono tantissimi altri astrologi che ammiro e che studio con passione e che hanno dato un contributo enorme allo studio e all’approfondimento dell’astrologia: Ciro Discepolo con la sua astrologia attiva e le Rivoluzioni Solari (grandissimo astrologo per la sua apertura di mente che ci insegna ad essere senza pregiudizi), Paolo Crimaldi e Stephen Arroyo con le loro astrologie karmike ed esoteriche che danno molte utilissime informazioni di vite precedenti e rendono più chiaro il quadro d’interpretazione (cosa che la Morpurgo aveva ignorato completamente,affermando che erano cacchiate,precludendosi così altre vie altrettanto utili d’interpretazione) e ce ne sono tantissimi altri. Stimo moltissimo la Morpurgo e sono da più di 5 anni che la studio,ma mi rendo conto (per onestà d’informazione e per parcondicio, senza tirare l’acqua egoisticamente al proprio mulino) di alcuni limiti nel suo metodo e della chiusura mentale di quest’ultima…..d’altronde era un Toro asc. Leone……un bel caratterino! 😉 Io ho quasi 26 anni e sono ancora giovanissima; ci vogliono moltissimi anni di duro lavoro e studio per diventare astrologi provetti,ma, quello che ho imparato fin’ora e quello che posso trarre dalla mia giovane esperienza,è stato davvero utilissimo e voglio condividerlo con voi.

Ecco qui alcune simbologie zodiacali elementari con le quali dovrete per forza prendere confidenza e memorizzare, altrimenti sarebbe difficile se non impossibile la decifrazione di un tema natale. E’ un pò come tentare di leggere e scrivere senza aver imparato l’alfabeto: una cosa impossibile da fare! Questi sono i segni grafici indicanti i pianeti ed i luminari (Sole e Luna) che troverete in un quadro astrale di nascita. Utilizzando il sistema eliocentrico, al posto del simbolo del Sole (raffigurato da un cerchio con un puntino al centro) compare il simbolo della Terra (rappresentato sempre da un cerchio ma con una croce al posto del puntino centrale all’interno del cerchio stesso). Ma non preoccupatevi, si utilizza il sistema geocentrico di calcolo,poichè si presuppone che la nascita di un individuo sia sul pianeta Terra e non sul Sole; quindi si prende come “punto di vista” la Terra! Il sistema eliocentrico viene utilizzato per altri tipi di calcoli che in questa sede non tratteremo!

Poi ci sono i simboli grafici dei dodici segni zodiacali: anche quelli dovrete impararli a memoria! Ogni simbolo corrisponde ad un segno zodiacale ben preciso! Ogni segno zodiacale ha la sua casa zodiacale che và dalla 1° casa (corrisponde al 1° segno zodiacale cioè l’Ariete) alla 12°casa (che corrisponde al 12° segno zodiacale, cioè i Pesci) andando in senso antiorario.  E poi troviamo i simboli grafici degli aspetti tra i vari pianeti: la Morpurgo tiene in considerazione solo 6 tipi di aspetti astrologici, (e comunque quelli considerati i più importanti dalla maggiori parte degli astrologi in un tema di nascita ) i quali sono:

CONGIUNZIONE;

OPPOSIZIONE;

TRIGONO;

QUADRATO;

SESTILE;

SEMISESTILE

Esistono anche altri aspetti che molti altri astrologi (quelli non provenienti dalla scuola morpurghiana) osservano e tengono in considerazione, come il QUINCONCE, SESQUIQUADRATO, SEMIQUADRATO, QUADRINOVILE, QUINTILE, BIQUINTILE, ecc. ecc.

 Tutto ciò che avete appena appreso del misterioso linguaggio zodiacale, seppur semplice, ne costituisce l’elemento primario e necessario per la stesura di un tema natale.Senza la comprensione ed il significato di tali simboli, non si potrà mai fare della vera astrologia! (CONTINUA………)

 

 

LEZIONI DI ASTROLOGIA MORPURGHIANA: STORIA DELL’ASTROLOGIA 5

(Continua paragrafo precedente “Jung, Psicologia e Astrologia” ………) Sebbene oggi non sia ancora possibile precisare quale sarà in avvenire lo sviluppo delle odierne premesse teoriche dell’astrologia, se cioè i suoi autentici esponenti arriveranno a rinnegare del tutto l’origine di scienza d’influenze astrali per trasformarla definitivamente in quella delle corrispondenze cosmiche, oppure se finiranno per conciliare le due premesse in una concezione fondamentale biforme ma unitaria come lo prospetta la nostra esposizione. Questa sintesi appare più giustificata, poichè non si potrà mai negare l’influenza delle condizioni cosmiche e astrofisiche di varia indole e definizione, come condizioni climatiche, meteorologiche, atmosferiche, ecc. sul corpo umano e su certe sue reazioni fisiopsichiche. La nuova concezione astrologica che pone l’accento sulla teoria delle corrispondenze cosmiche elimina soprattutto un essenziale motivo d’opposizione contro l’astrologia da parte della scienza ufficiale: l’importanza attribuita al fatto che le costellazioni zodiacali non corrispondono più ai segni che ne portano il nome. Verificatosi in seguito alla precessione degli equinozi, questo fenomeno fin’ora è sempre servito a respingere in blocco tutta l’astrologia rimproverandole di non tenerne alcun conto, ma in realtà noto sin dai tempi di Ipparco, questo fenomeno non ha impedito all’astrologia di sopravvivere per altri due millenni dalla scoperta del geniale astronomo greco, come del resto anche la rivoluzione astronomica di Copernico non è valsa a bandirla nell’oblio. Alla luce della moderna teoria delle corrispondenze cosmiche, senza importanza alcuna appare il fatto che i tradizionali nomi, segni e simboli, che costituiscono l’alfabeto del linguaggio cosmologico, non corrispondono più alle costellazioni zodiacali alle quali sin dai tempi remoti l’uomo non solo aveva attribuito questi nomi, segni e simboli, ma anche caratteristiche e possibilità della propria natura. Quelle che questi nomi, segni e simboli esprimono, il contenuto mistico dell’esistenza umana al quale si riferiscono, è realtà spirituale ultratemporale, quale mai può essere la sola presenza, esistenza o influenza puramente fisica di determinati corpi celesti che costituiscono l’insieme delle costellazioni zodiacali. Partendo da tali premesse, i sostenitori della teoria delle corrispondenze cosmiche logicamente non vedono più nell’armonia e nella compiutezza dell’universo l’agire reciproco e consecutivo di cause e di effetti, ma una realtà immutabile nel suo essere in quanto essa riflette l’immagine stessa di Dio. Così però, riducendo ad una misura giusta di possibile efficacia l’antica ipotesi delle influenze astrali, che non poteva non premettere una legge di causalità e pertanto non poteva non portare ad un almeno parziale determinismo, oltre ad attribuire quasi tutte le manifestazioni dell’esistenza umana all’intervento di energie puramente fisiche, il destino dell’uomo – in quanto imperfetto frammento dell’esistenza della Creazione Divina e legge del divenire del microcosmo che è l’espressione dell’essere infinito ed illimitato del macrocosmo – non è più qualcosa che si compia senza che egli vi possa intervenire, ma – essendo la proiezione di un’immagine ch’egli deve comprendere e interpretare per poterla concretare nella propria vitaappare invece al contrario e proprio perciò come una via che l’uomo percorre passo per passo, fissandone una per una le singole tappe e mete in piena consapevolezza di doverlo e poterlo fare con tutte le facoltà di una creatura dotata di libero arbitrio.

Ma per la medesima ragione, se l’uomo è capace d’interpretare l’immagine del proprio divenire, di decifrare cioè il mistico alfabeto, le lettere di quel linguaggio che è il linguaggio stesso di Dio, tale possibilità rimarrà sempre rinchiusa nei limiti delle sue capacità sensitive e conoscitive che non gli permetteranno mai di conoscere che la minima parte di questo linguaggio e solo quella che si riferisce a lui stesso e ancora solo quella che gli è dato sapere. L’evoluzione dell’astrologia attraverso i secoli dimostra un fatto di decisiva importanza: nel volgere dei secoli essa è rimasta uguale e parallela all’evoluzione d’ogni altro ramo del sapere umano, d’ogni altra scienza o disciplina conoscitiva subendo tanti influssi fecondi quanto sterili opposizioni per raggiungere alla fine – non diversamente da tutte le altre discipline e scienze, combattute e contrastate agli albori della loro evoluzione come fantastiche elucubrazioni di cervelli ammalati – la posizione odierna che ormai permette non solo una netta definizione delle sue premesse teoriche ma anche la creazione di un preciso sistema astrologico di conoscenza.

Lisa Morpurgo e la rivoluzione della tradizione astrologica

Grandissima astrologa dei tempi moderni, LISA MORPURGO ha rivoluzionato totalmente la tradizione astrologica antica secondo schemi dialettici zodiacali e ragionamenti puramente logici, “aggiustando” e rivoluzionando totalmente domicili, esaltazioni, esili e cadute di pianeti nei corrispettivi segni zodiacali. Per una maggiore chiarezza interpretativa e completezza della teoria astrologica, è arrivata ad ipotizzare l’esistenza di altri due pianeti transplutoniani X ed Y (che ancora non sono stati scoperti dall’astronomia), insieme agli zodiaci alternativi. Per la Morpurgo esiste una legge molto semplice ed evidente: “tutti i segni zodiacali, con l’eccezione del Leone e del Cancro, domicilio del Sole e della Luna (definiti luminari), ospitano,nella loro domiciliazione, due pianeti ciascuno“. In questo senso il problema dei tre astri eccedenti a quelli dell’astrologia classica andava risolto pensando che lo schema zodiacale fosse predisposto per accogliere dodici pianeti, ma non secondo un esclusivo domicilio unico, ma secondo lo schema del domicilio diurno e notturno. I due signori di un segno occupano tra l’altro un gruppo di gradi ben determinato, per cui la stessa terminologia notturno e diurno va superata a favore di domicilio primario (se l’astro governa i primi dieci gradi del segno) e domicilio base (se l’astro governa gli ultimi dieci gradi del segno). Per es. Venere ha il suo domicilio primario in Bilancia, mentre ha il suo domicilio base in Toro. In questo quadro si inserisce anche la tradizionale esaltazione: l’astro che governa i gradi centrali del segno è infatti quello in esaltazione. Lo schema domicilio primario e domicilio base, hanno portato la Morpurgo a ricostruire lo schema delle esaltazioni secondo lei ridotto ad “un moncherino dove ogni suggerimento logico sembrava irreperibile”. Inoltre, nel suo sostenere l’esistenza di due pianeti transplutoniani, Lisa Morpurgo, per quanto riguarda la scoperta del primo di questi, nominato X, si rifaceva alle teorie dell’astronomo Robert S. Harrington, oltre ovviamente alle sue deduzioni dallo schema astrologico. Come  la matematica, l’astrologia morpurghiana segue un percorso logico e  funzionale, che parte ed arriva a presupposti razionali e non  all’approssimazione, con riscontri oggettivi che confermano la realtà  di un sistema.Lo  zodiaco, secondo la Morpugo, è una diversa chiave  d’interpretazione, un nuovo punto d’indagine dell’individuo, che  corrisponde, nell’Universo, al Dna dell’essere umano. Da  questa visione umanistica profondamente intenta a trovare i responsi  che ogni individuo cerca per se stesso ed intorno a sé, Lisa  Morpurgo ha permesso di giungere ad un nuovo accesso alla psicologia  dell’uomo, con varie risposte e diverse conferme.

Lisa Dordoni Morpurgo è nata il 19 maggio 1923, in provincia di Cremona.Laureatasi in lettere nel 1944 presso l’Università Statale di Milano, parlava correttamente quattro lingue e questa sua conoscenza la spinse a dedicarsi per molti anni alla traduzione di testi inglesi e francesi per la casa editrice Longanesi, la stessa che anni dopo pubblicò i suoi libri di astrologia.L’approccio di Lisa Morpurgo all’astrologia avviene intorno all’inizio degli anni ’60, periodo che coincide con i suoi primi quarant’anni di vita, fase di maturazione e di consapevolezza, che si è tradotta successivamente in una nuova visione del mondo. Infatti nel 1964, proprio grazie alla traduzione di un testo di François-Régis Bastide, uscito in italiano da Longanesi con il titolo “Lo Zodiaco – Segreti e sortilegi”, Lisa Morpurgo iniziò ad interessarsi ai temi dell’astrologia.La sua natura instancabilmente curiosa, le suggerì di guardare oltre il conosciuto, per scoprire se i fondamenti dell’astrologia tradizionalmente studiata e divulgata potessero trovare un riscontro nella realtà circostante, in ogni individuo, osservato anche rispetto al proprio segno zodiacale. Il passo successivo fu cercare di scoprire perché l’astrologia funzionava. Il risultato delle sue ricerche andò a scardinare molte delle certezze e delle rigide teorie da secoli indiscusse dall’astrologia tradizionale, che continuava ad accettare la sistemazione teorica complessiva, operata da Tolomeo.L’astrologia morpurghiana, grazie ad un approccio logico razionale e alle continue conferme legate a riscontri pratici, ha rivisitato il sistema dei domicili e delle esaltazioni planetarie. Partendo dal ruolo centrale, rivestito nella teoria astrologica, dal numero 12, una cifra in apparenza “innaturale”, in quanto priva di nessi con la fisicità umana, giunse fra l’altro a sostenere la presenza di altri 2 pianeti nel nostro sistema solare, ancora non scoperti dagli astronomi, ai quali dette il nome provvisorio di X e Y. E ancora, analizzando e riorganizzando, in base ad una ferrea logica geometrico-numerica, la disposizione dei pianeti nei 12 segni, a partire dalle esaltazioni, negli anni ’70 riuscì a ricostruire la struttura dello Zodiaco, che nella sua impostazione è un codice interpretativo della realtà fisica e cosmica.Infine la sua elaborazione teorica ha formulato un sistema costituito da quattro Zodiaci, uno dei quali è il nostro. Gli straordinari risultati dei suoi studi sono stati raccolti e pubblicati in una prima e fondamentale pubblicazione “Introduzione all’astrologia e decifrazione dello Zodiaco”, poi in un libro per molti versi rivoluzionario, “Il convitato di pietra”, ed infine nel ciclo delle “Lezioni di astrologia”. Nel febbraio del 1997 a Milano, Lisa Morpurgo ha lasciato la dimensione terrena. (Bibliografia: Nicola Sementovsky – Kurilo ” Astrologia. Trattato completo teorico – pratico” ; Wikipedia ; www.aaastrologia.com)

Pianeta Domicilio primario Domicilio base Esaltazione Trasparenza
Sole Leone Ariete Scorpione
Luna Cancro Pesci Sagittario
Mercurio Gemelli Vergine Scorpione Cancro
Venere Bilancia Toro Cancro Pesci
Marte Ariete Scorpione Capricorno Vergine
Giove Sagittario Pesci Toro Capricorno
Saturno Capricorno Aquario Bilancia Toro
Urano Aquario Capricorno Vergine Gemelli
Nettuno Pesci Sagittario Aquario Bilancia
Plutone Scorpione Ariete Gemelli Aquario
X (Proserpina)? Toro Bilancia Sagittario Leone
Y (Eolo)? Vergine Gemelli Leone Ariete

LEZIONI DI ASTROLOGIA MORPURGHIANA: STORIA DELL’ASTROLOGIA 4

L’astrologo Paul Choisnard

L’astrologo francese PAUL CHOISNARD fu il primo a proporre di provare quello ch’egli chiamava il fattore astrologico, ossia stabilire una corrispondenza fra l’uomo e il suo cielo di natività atta a spiegarci la disuguaglianza naturale dei singoli individui; in altre parole di dimostrare cioè il valore distintivo del cielo di natività. Le sue indagini comparative lo portarono fra l’altro a constatare che “gli ascendenti degli spiriti superiori si trovano più frequentemente degli ascendenti degli individui comuni, nelle tre regioni dei segni d’aria (incluse zone della Vergine e dello Scorpione”.Con l’applicazione del medesimo criterio di frequenza a tutti gli altri elementi oroscopici, Choisnard trovò un mezzo efficace per controllare l’esattezza delle tradizionali interpretazioni dei fattori astrologici che sotto questa sua lente indagatrice si sono rivelate pienamente conformi alle caratteristiche degli individui esaminati nonchè ai fatti reali della loro vita. Le leggi di frequenza così stabilite servirono a perfezionare la classificazione caratterologica generale e ad aumentare considerevolmente la possibilità di trarre dal tema di natività precise indicazioni rispetto ai vari campi particolari dell’astrologia individuale, per esempio, indagando sull’adattabilità o meno di certi tipi astrologici a determinare attività professionali, sul problema della cosiddetta eredità fisiologica e psichica, sulle relazioni affettive fra individui di vario sesso, ecc. Oltre a dimostrare in tal modo “la scientificità” dell’astrologia con metodi propri anche di molte discipline scientifiche moderne, Choisnard lottò per tutta la sua vita non solo contro la profanazione dell’astrologia da parte d’incompetenti ma pure contro la sua denigrazione da parte degli esponenti della scienza ufficiale. Non meno meritevole è stata infine la sua opera diretta a riportare alla luce dei tempi nuovi il pensiero astrologico di Tommaso d’Aquino pubblicandone ampie citazioni corredate da note critiche e commenti esplicativi.Quest’opera contribuì ad eliminare molti malintesi, dubbi e timori suscitati negli ambienti religiosi dal rifiorire dell’astrologia, poichè le considerazioni del massimo pensatore cristiano possono senz’altro identificarsi con la voce della Chiesa stessa e ne definiscono l’atteggiamento di fronte all’intero problema dei rapporti fra cosmo e uomo dal punto di vista della dottrina cattolica.

Jung, psicologia e astrologia

Fra le diverse discipline scientifiche, oltre alla psicologia, sono state soprattutto la fisica e la biologia ad offrire all’astrologia suggerimenti di massima portata, e ciò in duplice senso: le leggi cicliche dei processi biologici ugualmente valide per tutti gli esseri viventi servono ad individuare con maggiore facilità i periodi in cui determinate corrispondenze cosmiche più probabilmente possono concretarsi ed assumere importanza nella singola esistenza umana. La fisica da parte sua, specialmente quella nucleare, ha contribuito a rinsaldare le basi teoriche dell’astrologia in quanto, indagando sulla struttura dei mondi minuscoli, ne ha dimostrato l’identità con l’intero cosmo. E’ stata così in gran parte confermata la sostanziale esattezza di molte concezioni d’altri tempi come per esempio quelle di Keplero che affermava l’esistenza di rapporti fra cosmo e uomo in analogia con risonanze e vibrazioni musicali. Richiamandosi alle conquiste della fisica contemporanea, le moderne teorie astrologiche essenzialmente s’inspirano a concetti di ciclo e di ritmo. La legge del ciclo ha un’importanza non indifferente anche nella moderna psicologia.Si pensi in proposito alle concezioni dello psicologo italiano DE SANCTIS e quelle del suo discepolo PONZO, ossia della cosiddetta Scuola di Roma. V’è in ciò, tuttavia, una differenza fondamentale fra il pensiero astrologico odierno e quello che ancora qualche ventennio fa pareva imporsi alle menti. Ammiratori a volte esagerati del progresso tecnico e scientifico, certi astrologhi allora piuttosto numerosi, credevano di poter applicare alla vita dell’uomo le leggi della meccanica e della fisica celesti senza tener conto del fatto che l’uomo, oltre a far parte dell’insieme fisico e meccanico dell’universo, oltre a sottostare a leggi della vita organica, è soprattutto un essere munito di anima e spirito. Fu questo atteggiamento, dunque, a far sorgere concezioni puramente meccanicistiche e aridamente deterministe dei rapporti fra cosmo e uomo: agli astri venivano attribuite influenze dirette esclusivamente fisiche sulla vita umana e ciò in modo così semplicista da suscitare la giustificata opposizione degli esponenti della scienza ufficiale che non a torto si beffarono di simili puerili tentativi di provare la consistenza scientifica dell’astrologia. Ben presto però il pensiero astrologico, non diversamente dal pensiero scientifico in genere, ha cominciato ad allontanarsi dall’intransigente e unilaterale positivismo. Affermando l’affinità sostanziale dei modi in cui le leggi dell’universo si concretano tanto nel cosmo quanto nelle vicende umane, ormai non si premette affatto che si tratti dei medesimi processi nè tantomeno dei medesimi effetti. Sono unicamente i fondamentali principii delle leggi stesse a rivelarsi e ad attuarsi ovunque in forme ed espressioni che variano sì a seconda delle categorie e dei piani d’esistenza, della particolare indole e struttura degli esseri, delle condizioni di vita organica ed inorganica, ecc. ma che invariabilmente permettono d’individuarvi lo spirito di analogia che le rende sostanzialmente affini a tutte le altre forme ed epressioni di struttura ed esistenza di tutte le cose e creature. Oggi non è più possibile negare per es. l’evidente parallelismo fra la natura della luce e la costituzione e l’evoluzione degli esseri umani. Entro l’onda di una determinata frequenza tutti i corpuscoli della luce sono uguali, ma le quanta variano a seconda della diversa frequenza dell’onda. Sui medesimi principi poggia ogni tipologia umana: un determinato “tipo uomo” è paragonabile ad una determinata frequenza della luce, ma gli individui che appartengono a questo tipo – si potrebbe dire, individui che seguono una determinata onda della vita e son pertanto costituiti fisicamente e psichicamente in modo conforme all’onda stessa – pur essendo nelle loro caratteristiche somatiche tutti uguali fra di loro come lo sono i corpuscoli della luce della medesima onda, si distinguono gli uni dagli altri in quanto in ognuno la somma delle qualità e facoltà individuali si concreta in un insieme che non conosce nè precedenti nè ripetizioni. E come le onde della luce s’incontrano, s’infrangono le une contro le altre, o si confondono e si completano a vicenda, così pure le onde della vita umana: influenze biologiche, condizioni ambientali e sociali, ecc. come tante e tante onde della vita collettiva, plasmano tanto l’individuo quanto il volto d’intere comunità.

Quanto alla sua tradizionale tipologia, l’astrologia ha trovato un prezioso sostegno soprattutto nelle conquiste di un’altra scienza di stampo piuttosto recente, dell’antropologia che, con ammirevole zelo, si era dedicata allo studio dei popoli primitivi creando varie tipologie antropologiche che oggi affiancano e in certo qual modo completano l’antica suddivisione degli esseri umani in dodici tipi fondamentali a seconda delle caratteristiche plasmatrici attribuite alle dodici regioni celesti, ossia ai dodici segni dello zodiaco che hanno conservato i nomi delle costellazioni alle quali una volta corrispondevano.

Ma è stata la moderna psicologia ad aprire la via d’accesso ai più celati recessi dell’anima umana soprattutto quando è riuscita a stabilire l’esistenza di un profondo nesso fra fisica, biologia, antropologia, statistica e altre discipline scientifiche ed a preparare quindi le premesse all’inserimento delle multiple conoscenze della moderna scienza in una visione totale della vita. E’ stato fatto così un passo decisivo verso la realizzazione di quella aspirazione che mirava alla creazione di una scienza universale unica, integrale ed indivisibile.

Sostenuta dalla psicologia, sorella e madre insieme, la moderna astrologia offre possibilità quasi illimitate di considerare i fenomeni della vita umana e i misteri della Creazione come un’unica e sola realtà spirituale. Oltre a creare premesse veramente solide alla moderna ricerca cosmopsicologica, C.G. JUNG, il geniale promotore della psicologia di profondità, ha posto l’intero problema dell’astrologia su un piano di discussione che è valso a debellare sensibilmente l’argomentazione dei suoi tradizionali avversari privandoli dell’arma delle loro maggiori ed efficaci obiezioni. Sono maturate così ai nostri giorni quelle condizioni indispensabili al ritorno dell’astrologia nelle aule degli atenei – come lo presagisce e augura lo stesso Jung – che ancora poco tempo fa parevano irraggiungibili. Ai lavori di Jung sull’inconscio collettivo è dovuto in particolare il decisivo fatto che il concetto delle corrispondenze cosmiche, che nella sua teoria degli archetipi ha trovato una persuasiva conferma scientifica, sta per diventare il perno dell’astrologia contemporanea.

(CONTINUA……….)

(Bibliografia: Nicola Sementovsky – Kurilo “Astrologia. Trattato completo teorico – pratico)

LEZIONI DI ASTROLOGIA MORPURGHIANA: STORIA DELL’ASTROLOGIA 3

(Continua paragrafo precedente “Paracelso e Keplero“) ……… Così al pensiero della moderna fisica, la luce si presenta come corpuscolo e onda, ossia come massa ed energia insieme che vengono considerate come due aspetti della medesima realtà; così oggi si sostiene che la materia possa trasformarsi in irradiazione e viceversa, e pertanto si afferma la natura uguale dell’una e dell’altra per identificarle come due forme della medesima sostanza; così nel cosiddetto continuum di tempo e spazio, nel mondo superempirico della quarta dimensione concepito da Minkowski, ogni realtà è “ultratemporale” sicchè nella realtà stessa tanto quello che è statico quanto quello che è dinamico si risolve in un essere all’infuori d’ogni relatività; così, infine, di ispirazione kepleriana potrebbe essere l’asserzione di Seiler che “negli atomi evidentemente succede qualcosa di simile a quanto succede con una corda in vibrazione capace di ricevere e di trasmettere soltanto ben determinati suoni”.

Si deve riconoscere all’opera fondamentale di Keplero, ovvero l’Armonia dell’Universo, il merito di costituire una specie di ponte (indistruttibile!) che saldamente unisce la tradizionale astrologia di ieri a quella di oggi che sta per consolidarsi e perfezionarsi in conformità col progresso delle scienze naturali ed è inoltre in procinto di assurgere in certi suoi sforzi alla dignità di disciplina psicologica. E questo ponte appare tanto più prezioso in quanto con l’opera di Keplero in certo qual modo termina l’era delle grandi concezioni cosmologiche inaugurata da Tolomeo.

L’Astrologia nel Settecento e nell’Ottocento

Dopo l’ondata dell’antitradizionalismo sollevata dalla burrasca illuminista e portata al culmine negli eccessi della Rivoluzione Francese, ossia appena un secolo più tardi le condizioni mentali e psichiche della gran parte della classe colta europea erano tali da renderla inaccessibile ad una qualsiasi idea o concezione astrologica. Ancora meno favorevole alla conservazione della posizione precedentemente conquistata dall’astrologia e all’aggiornamento della cosmologia tradizionale doveva rivelarsi la successiva evoluzione del pensiero destinata a preparare il trionfo del materialismo. Le scienze naturali, a loro volta, erano senza dubbio atte ad aprire all’astrologia fonti inesauribili di rinnovamento per adeguarne tanto le premesse teoriche quanto la pratica applicazione al proprio progresso, in realtà però i risultati del loro influsso predominante si concretarono in una situazione alquanto contradditoria e ambigua: molti preziosi suggerimenti offerti in tal senso dalle varie discipline furono bensì assorbiti ed approfonditi da singoli astrologi, ma quanto di effettivamente positivo n’era conseguito per il perfezionamento dei loro concetti e metodi rimase celato durante interi decenni agli uomini di studio e di cultura, mentre alla superficie tutto sembrava indicare che le scienze naturali fossero riuscite a scardinare definitivamente l’edificio stesso dell’astrologia. Questa evoluzione fu tuttavia interrotta per breve tempo da una significativa sosta meditativa delle menti. Dopo l’epopea napoleonica e le guerre che ne erano derivate seminando ovunque orrori e miseria, si produsse infatti un fenomeno psicologico non molto dissimile da quello che dopo la crisi religiosa e le inquietudini sociali del Cinquecento aveva fatto scaturire in tutti i paesi d’Europa correnti mistiche, pietistiche e teosofiche, ma altrettanto fugace quanto allora ne fu pure l’effetto: la restaurazione dei valori rinnegati e l’aspirazione all’interiorizzazione del vissuto trovarono questa volta la loro espressione nel romanticismo ottocentesco. L’astrologia ne ricevette un fecondo impulso, dovette però ben presto tornare nel proprio isolamento, poichè nemmeno il nobile pensiero romantico era in grado di fermare a lungo la progressiva disgregazione dei contenuti e perfino delle fondamenta stesse della civiltà cristiana, inaugurata dalla Riforma, proseguita dalla Rivoluzione Francese ed entrata, ormai, nella sua ultima fase di tragica acutezza ad opera di una congrega di nichilisti e di sovvertitori internazionali. Ma forse proprio così si rifà un’atmosfera spirituale propizia al rifiorire e al riaffermarsi dell’astrologia che, ricomparsa da qualche decennio sulla scena del mondo di pensiero e di studio, pare finalmente dotata di armi sufficienti per riportare una vittoria decisiva tanto nella coscienza dei singoli uomini quanto nei riguardi dei propri antagonisti rimasti in tutti i tempi gli stessi. I veri fabbricanti delle armi di cui l’astrologia attualmente dispone, erano stati proprio quegli uomini che, spinti da idee romantiche nel secolo scorso avevano tratto dall’oblio alla luce del giorno tesori inestimabili del passato mitico dell’umanità, tesori di cui più tardi doveva impadronirsi la nascente psicologia per valorizzarli al servizio del proprio sforzo diretto ad illuminare il buio dei più celati recessi dell’anima umana che fino allora erano inaccessibili ad una qualsiasi indagine. Le ricerche archeologiche, il sorgere di un’antropologia sistematica, lo studio della preistoria e l’esplorazione del folclore dei popoli primitivi, queste sono le fonti dalle quali gli psicologi e, tramite loro, gli astrologi, hanno attinto cognizioni di portata incalcolabile per l’evoluzione di tutte le discipline in genere che si propongono di svelare il maggior mistero della Creazione: la vita psichica del singolo individuo e della collettività umana.

Tra i vari studiosi dell’Ottocento, spicca la luminosa figura del grande genio dell’epoca GOETHE. Il suo contributo al progresso delle scienze naturali è indiscutibile. Un’importanza per lo meno uguale deve attribuirsi al pensiero goethiano in fatto di tutti gli studi che preludevano al sorgere della psicologia. E quello che Goethe intendeva come psicologia non era certo quella sterile disciplina cattedratica che affetta da insanabile positivismo, ha finito per degenerare in una “fisiologia dell’anima”. La mente universale di Goethe prospettava un’evoluzione del tutto diversa della ricerca psicologica, ossia di una scienza dello spirito che non poteva non aprire la via d’accesso anche ai più complessi enigmi dell’intima vita dell’uomo, quella che si svolge negli abissi della sua anima. Solo in tempi recentissimi questa aspirazione all’esplorazione delle profondità psichiche ha trovato la sua realizzazione nella geniale opera di Jung.  Per Goethe l’astrologia non è mai stata argomento di discussione; molte parti della sua opera contengono idee e concezioni astrologiche; più volte nelle sue poesie, in lettere e colloqui egli accenna al ruolo delle forze cosmiche nella vita umana, ma non esprima mai in proposito un dubbio, non fà riserve, non commenta nè difende le proprie asserzioni, e ciò è soltanto naturale. Egli si sentiva così profondamente radicato nel cosmo da non poter immaginare che gli altri non lo fossero in egual misura. Con quasi ingenua semplicità egli inizia la storia della propria vita descrivendo minutamente ad appoggio della tradizionale terminologia astrologica l’immagine del cielo come s’era presentata alla sua nascita, e conclude dicendo che: ” sono stati certamente i buoni aspetti planetari, più tardi così favorevolmente interpretati nei miei riguardi dagli astrologhi, a mantenermi in vita, sebbene (causa l’inettitudine della levatrice) fossi venuto moribondo alla luce” .

Federico Guglielmo Schelling e la sua filosofia

L’idea alla quale SCHELLING rimase invariabilmente fedele era quella della “unità di tutti gli opposti” e della “armonia operante nel mondo delle forze eterogenee“. Conseguentemente egli concepiva la materia come prodotto d’attrazione e di repulsione, mentre la forza che l’anima gli appariva come il principio immateriale e, come tale, paragonabile, entro il regno della natura, allo spirito. Qualora si pensi che l’odierna fisica asserisce l’identità fra materia ed energia e le considera come due aspetti della medesima sostanza, sorprende l’ attualità del pensiero schellinghiano. Inoltre, l’approfondito studio della mitologia lo aveva portato non solo alla sua filosofia della rivelazione, nella quale si proponeva di definire l’essenziale contenuto del Cristianesimo partendo dall’analisi delle stesse sue premesse spirituali, ma anche alla rivalutazione dell’eredità astrofisica. Schelling considera l’azione di Cristo prima dell’incarnazione, l’incarnazione stessa ed infine l’intervento del Figlio di Dio nei destini dell’umanità come un processo mitologico. Nelle premesse spirituali del processo stesso è implicitamente contenuta la rivelazione di ciò che, con e in Cristo effettivamente si è realizzato. In seguito alla discesa dello Spirito Divino in terra, l’opera redentrice si concreta nella costituzione e nell’esistenza della Chiesa. Siccome però l’evoluzione di quest’ultima è simbolicamente personificata nei 3 Apostoli Pietro, Paolo e Giovanni, Schelling sostiene, con accento profetico, che le due prime fasi del Cristianesimo, ossia quella del Cattolicesimo e quella del Protestantesimo, stiano per esaurirsi e che pertanto presto debba aver inizio la terza fase, quella del Cristianesimo giovanneo.

Questa visione corrisponde alla filosofia cosmogonica di Schelling, secondo cui dopo l’iniziale stato d’indifferenza precreativa ebbe luogo un’autoscissione dell’Assoluto: Dio in certo qual modo fu portato a partorire Se stesso nella Creazione. In ciò il pensiero del filosofo appare fortemente influenzato da studi mitologici: l’idea della primordiale unità del “caos” antecedente alla creazione del mondo, è infatti comune sia pure in numerose varianti a quasi tutte le cosmogonie. Il sorgere dell’universo appare nella filosofia schellinghiana sotto la formula della scissione fra sostanza ed esistenza. Avvenuta alla creazione del mondo e sin d’allora in atto, questa scissione non può essere superata se non con l’elevazione dell’iniziale indifferenza all’identità. Quindi Schelling presagiva la riconciliazione di Dio con l’uomo ad opera dello Spirito Santo, assumendo un atteggiamento piuttosto critico nei riguardi del Cristianesimo essoterico contemporaneo. Sulla base del fondamentale concetto dell’unità fra Dio Universo e Uomo, Schelling ha tentato di rivalutare le tradizionali concezioni cosmologiche: ai primi viventi l’identità fra cosmo e uomo si offriva attraverso l’immediata esperienza di vita; l’umanità e la divinità erano divise soltanto “spazialmente” ma non ancora “spiritualmente“; Dio non veniva quindi nè raffigurato,nè “pensato” sotto aspetti “materiali”, ma piuttosto “sentito” come uno spirito che aleggiava sopra la Propria Creazione e ne rivelava l’infinita armonia nel “solenne silenzio del cielo stellato”. Allo soglia dei tempi preistorici sorge poi la prima religione astrolatra che Schelling chiama sabeismo. Essa è la manifestazione di una coscienza collettiva in risveglio. Seguirà in un secondo tempo l’era dei miti che segnerà l’evoluzione dell’inconscio collettivo verso l’affermarsi della coscienza collettiva prima e verso quella individuale più tardi. Questo processo della formazione psichica dell’umanità coincide con l’evoluzione della mitologia, ed è stato all’inizio del processo stesso che l’immagine del cielo stellato, questo Urbild d’ogni esperienza umana (ossia l’immagine ancestrale o – per adoperare un termine di Jung – archetipica ) s’impresse nell’anima dei primi viventi per formarne il più profondo substrato, ciò che già Paracelso chiamava il firmamento interno dell’uomo e Jung, a sua volta, definirà come struttura archetipica della psiche umana. La filosofia schellinghiana della rivelazione e della mitologia, filosofia cosmogonica e cosmologica appare in tal modo precorritrice della moderna psicologia, anticipandone quelle ipotesi e teorie che oggi costituiscono le parti essenziali della cosiddetta psicologia di profondità, non può non contribuire all’impostazione filosofica di un moderno sistema astrologico. Accettando la tesi del superamento della scissione fra sostanza ed esistenza da una parte, e quella della progressiva evoluzione della coscienza umana dall’altra, e ritenendo valida la premessa dell’unità fra Dio Universo e Uomo, si arriva logicamente a quella universale comprensione delle cose divine e umane che in ogni tempo fu la nobile aspirazione anche dell’astrologia. Partendo inoltre dal concetto della sostanziale indivisibilità del mondo, Schelling afferma la necessità di una scienza unica e universale che deve tener conto di tutte le esperienze dell’umanità e particolarmente di quelle che appartengono agli albori della sua esistenza; nella recente fase della sua evoluzione, alla quale corrisponde una sviluppata coscienza individuale, ciò tuttavia non è possibile se non ravvivando nella coscienza stessa le immagini ancestrali, quelle immagini che per i primi viventi erano realtà spirituali, per riconoscervi fattori plasmatori della vita conoscitiva ed immaginativa dell’uomo. La scienza universale prospettata da Schelling premette in tal modo in primo luogo la rivalutazione delle antiche tradizioni, e ciò non solo con l’intelletto indagatore e la ragione ponderatrice, ma pure con la sensibilità dell’anima e quell’amore della verità che è l’unico vero motivo d’ogni ricerca scientifica, d’ogni opera d’arte, d’ogni esistenza vissuta nella consapevolezza del suo profondo significato.Una tale disciplina sarebbe atta a preservare dal definitivo asservimento ad un volgare utilitarismo quello che nell’odierna scienza ancora rimane della ricerca oggettiva della verità, e nel facilitare la conoscenza dell’uomo da parte dell’uomo non potrebbe non assicurarne l’elevazione alla dignità di persona umana, condizione essenziale all’avverarsi di quel regno dello Spirito Santo che altrimenti mai potrebbe avvenire. Ma proprio perciò questa disciplina universale non dovrebbe limitarsi a voler essere soltanto scienza, dovrebbe essere nello stesso tempo arte ed insegnamento etico, ed ad offrirne il modello è ancora la stessa filosofia di Schelling che oggi forse si chiamerebbe esistenzialismo creativo, una filosofia che attingendo la verità dalla fonte stessa dell’essere, concreta l’unità fra Dio Universo e Uomo nell’immediata esperienza di vita e di pensiero.

Alla via additata dal filosofo del Romanticismo, l’Ottocento ha purtroppo preferito un’altra opposta: la via del disprezzo della tradizione, la via che termina in un vicolo cieco costringendo i coerenti e gli onesti a scegliere fra fede e scienza e imponendo a tutti gli altri un ibrido compromesso. L’antitradizionalismo, in cui si manifesta la tragica assenza di coscienza storica indispensabile ad ogni forma ed espressione di civiltà, questo barbarismo intellettuale porta inoltre molti fra gli esponenti della scienza moderna a concepire le loro teorie ed ipotesi non solo senza rispetto alcuno verso la Verità Rivelata, ma anche con quella arrogante spregiudicatezza dei bastardi dello spirito paragonabile all’atteggiamento dei seguaci di Fabre d’Eglantine che videro la storia cominciare con la Rivoluzione Francese e pertanto credettero di dover creare un nuovo calendario!

Il filo fra il presente e il passato si è da tempo spezzato; ora minaccia di spezzarsi perfino quello fra oggi e ieri: vita e scienza si esauriscono nell’istante! La follia della velocità inghiottisce il ricordo, non lascia tempo alla sosta meditativa, sola capace di tener viva la fiamma della tradizione e paurosamente si fà strada l’opinione che l’identifica con reazione o condizione di staticità, mentre in realtà la tradizione costituisce quel dinamismo creativo individuale e collettivo che conferisce un volto sensato alla storia e fà della società umana un corpo spirituale. Relegata alla fine dell’epoca romantica nel proprio isolamento, soffocata in ogni sua manifestazione dall’intolleranza di un mondo in preda all’orgasmo positivista, l’astrologia, a dispetto di tutte le resistenze, ha continuato ad evolvere, invariabilmente viva sia pure nella coscienza di pochi che però tanto più profondamente ne riconoscevano la vera portata. Un contributo al radicale rinnovamento astrologico deriva dalla moderna psicologia: riconoscenza meritano anche i tentativi compiuti nel medesimo periodo da alcuni studiosi allo scopo di perfezionare il lato tecnico della ricerca astrologica, che è senza dubbio, riuscita ad elaborare metodi efficaci di comparazione ed ha fornito suggerimenti preziosi per l’interpretazione psicologica di certi elementi oroscopici finora poco esplorati.

(CONTINUA………….)

(Bibliografia: Nicola Sementovsky – Kurilo, “Astrologia. Trattato teorico – pratico” )

LEZIONI DI ASTROLOGIA MORPURGHIANA: STORIA DELL’ASTROLOGIA 2

Il sistema universale eliocentrico di Copernico  

Due furono gli avvenimenti di massima importanza che segnarono l’inizio di un processo di trasformazione mentale e psichica: la pubblicazione da parte di Copernico della sua opera “De rivolutionibus Orbium coelestium“, che detronizzava definitivamente il sistema tolemaico, e la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo che in certo qual modo distoglieva il pensiero dal Regno dei Cieli e l’indirizzava verso la conquista materiale verso la superficie terrestre. Così, fra il 1500 e il 1700, come in ogni altra epoca, l’astrologia dovette tener conto dell’evoluzione del pensiero religioso, filosofico e scientifico. E’ tuttavia assurdo affermare che il sorgere del sistema copernicano abbia “eliminato d’un colpo l’astrologia che precedentemente godeva così grande considerazione”. Tale asserzione appare tantomeno giustificata in quanto in realtà Copernico non fu il primo ad affermare la struttura eliocentrica dell’universo; egli seppe dimostrare con prove convincenti quello che i suoi precursori in astronomia non erano riusciti a rendere plausibile. Già FILALAO, discepolo di Pitagora, aveva già detto che la Terra non si trova in mezzo al mondo, ma ruota attorno ad un fuoco centrale. Le constatazioni di Copernico e più tardi quelle di Keplero ebbero in primo luogo ripercussioni psicologiche provocando l’accentuarsi di dubbi in coloro che seriamente si dedicavano agli studi astrologici. I dubbi stessi non si riferivano alla dottrina astrologica come tale; si riferivano invece all’impostazione delle sue premesse teoriche e dei suoi metodi d’indagine. L’avvenuta trasformazione delle concezioni astronomiche non privava affatto l’astrologia della possibilità di postulare le sue leggi e di continuare le proprie ricerche e rimaneva del tutto indifferente quale carattere si attribuiva ai rapporti fra cosmo e uomo, se si preferiva cioè l’ipotesi delle influenze astrali o quella delle corrispondenze cosmiche.Nonostante le perplessità, è comunque certo che nessuno degli astrologhi contemporanei di Copernico o di Keplero, poteva essere coperto di ridicolo nella propria fatica solo perchè al posto del sistema geocentrico era subentrato quello eliocentrico. Piuttosto, le teorie di Copernico, Keplero e Galilei, suscitarono una viva opposizione da parte della Chiesa e la loro diffusione fu ovunque e per lungo tempo seriamente ostacolata, anzi, occorsero quasi 3 secoli prima che le autorità ecclesiastiche si decidessero a togliere ufficialmente il divieto d’insegnare le teorie copernicane.

La sostituzione del sistema geocentrico con quello eliocentrico non significava altro se non lo spostamento del punto d’osservazione, un cambiamento di prospettiva, per cui la posizione dell’astrologia non subì nessun sostanziale mutamento e ciò fu provato dal fatto che lo stesso Keplero fu un astrologo appassionato ed oltremodo esperto. E’ anche noto che lo stesso Galilei si era dedicato a studi astrologici e aveva compilato un numero considerevole di temi di natività di personalità influenti. Non pochi furono coloro quindi che tentavano di risolvere problemi di filosofia e di medicina, di pedagogia e di politica richiamandosi alla tradizionale posizione dell’astrologia. Se la riforma astronomica in nessun modo aveva scosso la posizione dell’astrologia, addirittura nulla n’era stato l’effetto negli atteggiamenti nella maggioranza dei contemporanei che rimanevano invariabilmente convinti degli influssi degli astri sulle vicende umane; anzi si può dire che nel Cinquecento l’autorità degli astrologhi fosse sensibilmente aumentata. Non solo, numerosi papi di quell’epoca, ma anche re, principi e uomini di Stato ricorrevano regolarmente ai consigli degli astrologhi e difficilmente prendevano decisioni gravi senza far “consulto alle stelle”.Alcuni storici asseriscono perfino che mai come allora le previsioni astrologiche  influenzassero il corso degli avvenimenti e dominassero l’immaginazione delle masse popolari. Dopo essersi inebriato di un novum qualsiasi che, concretandosi nella realtà della vita, ha suscitato illusioni e speranze di un avvenire migliore tali da far apparire votato all’oblio o perfino alla distruzione  tutto ciò che era stato venerato o ritenuto utile nell’epoca anteriore alla comparsa del novum stesso, l’uomo si spaventa del proprio impeto rivoluzionario, della troppo rapida marcia in avanti, del definitivo abbandono del passato, si spaventa e tenta di fermarsi. Ma fermandosi non può fare a meno di riflettere, di ricordarsi di quello che una volta è stato apprezzato e quindi di dubitare dell’opportunità del radicale diniego dei valori tramandati. In questo senso la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento segnano un tempo d’arresto. E’ il periodo in cui in tutti i paesi d’Europa sorgono circoli mistici, associazioni pietiste, società segrete e teosofiche, ecc. che si propongono di “rinnovare il mondo” come i Rosacroce o di costruire una “vera chiesa” come gli anabattisti tedeschi o le sette affini dell’epoca.Singoli moralisti o filosofi a loro volta propagano concetti destinati a preparare le fondamenta etiche di una “società ideale”.

Giordano Bruno e Tommaso Campanella

GIORDANO BRUNO vide il proprio sistema filosofico e teologico messo al bando dalla Chiesa perchè considerato eresia. Egli negava la transustanziazione, sosteneva idee sulla Trinità incompatibili col dogma cattolico, affermava panteisticamente la pluralità dei mondi nonche l’azione dell’anima nel corpo a mò di un capitano che guida una nave, ecc. Ma l’opera bruniana è talmente copiosa da rendervi quasi inevitabili contraddizioni fra le singole parti. Al riguardo si possono addure ragioni più profonde, come l’intimo dissidio fra Bruno teologo e Bruno filosofo, fra verità rivelata e quella razionale. Il maggior numero dei suoi scritti subì la malagurata sorte che ad essi nel Cinquecento aveva riservato l’esito integralmente negativo del processo intentatogli dal Santo Ufficio. Per quanto riguarda i problemi dei rapporti fra cosmo e uomo, Giordano Bruno si fà ispirare dalle concezioni dei filosofi antichi e medioevali e sono innumerevoli nella sua opera le massime che rendono palese questa affinità. “Ogni cosa è specchio dell’universo ed eco della voce che ovunque risuona (Sigillus Sigillorum)” oppure: “In ogni uomo, in ciascun individuo si contempla un mondo, un universo (Spaccio de la bestie trionfante)”. Dalle considerazioni bruniane in De la Causa principio et uno e in De monade facilmente si possono trarre preziosi suggerimenti per la motivazione delle essenziali premesse filosofiche di una moderna tipologia astrologica. Rispetto all’odierno metodo di interpretazione oroscopica, lo stesso si può dire invece di tutto ciò che riguarda le opere mnemotecniche di Bruno, e specialmente la legge dell’associazione che secondo lui realizza l’unione delle idee con immagini sensibili.

Mentre Giordano Bruno parla di “animazione universale” ammettendo il “principio unico” della Mente divina “che è tutta in tutti gli esseri e tutti gli anima”, il suo contemporaneo TOMMASO CAMPANELLA concepisce l’universo come una mole animata da un numero illimitato di anime individuali.Più ancora è l’idea dei contrasti che si equilibrano a rendere affini i loro sistemi filosofici. Campanella enuncia una specie di legge di mutazione dell’essere in quanto afferma che “ogni cosa sepolta si ravviva tornando al giro ove ebbe la sua radice”.Tutto per lui è “armonico e provvidenziale nel disegno del cosmo“. Più l’anima si sforza di rinunciare alla coscienza esterna che Campanella chiama addita, nell’intento di interiorizzare il vissuto ricorrendo a quella intuitiva o indita, tanto più facilmente riesce a superare la paura della morte e a mutare il proprio dolore in gioia. Su questo fondamento filosofico sono costruite le sue concezioni cosmologiche che nella sua opera, e particolarmente in Città del Sole, appaiono con significativi riflessi della condizione sociale e politica dell’epoca.Già la descrizione di Taprobana, ove Campanella fa scendere da una nave a terra il protagonista del proprio racconto, rivela l’importanza ch’egli attribuisce ai fondamentali concetti astrologici. Sette cerchia di mura circondano la città; ciascuna consacrata ad un pianeta, ed in mezzo si erge il tempio del Sole. Le mura sono coperte di dipinti che rappresentano gli essenziali motivi di tutte le scienze e servono da itinerario alla istruzione dei cittadini. Facendo ogni anno un giro lungo un muro cominciando col primo per passare l’anno successivo nella seconda cerchia, poi nella terza e così via, i giovani contemplando le immagini, imparano a conoscere l’indispensabile alla loro elevazione intellettuale e morale. La Città del Sole è una democrazia teocratica governata da un’aristocrazia spirituale: dal massimo sacerdote Hoh che incarna il sublime pensiero metafisico, assistito da tre altri sacerdoti, Pon, Sin e Mor, personificazioni della potenza, della sapienza e dell’amore.In questa visione di uno Stato ideale s’inseriscono considerazioni maturate di fronte all’esperienza immediata della realtà.I moti popolari che nel Cinquecento portarono inquietudine in tutti i paesi d’Europa richiamando l’attenzione dei governanti sulla pietosa condizione economica dei ceti bassi e dimostrando la necessità di radicali riforme sociali, questi vaghi segni precursori delle imminenti grandi rivoluzioni politiche che sin dalla metà del Seicento s’inizieranno con la prima condanna a morte di un re tiranno da parte di un popolo in rivolta, hanno senza dubbio profondamente impressionato l’anima sensibile di Campanella.E sotto questa impressione egli ha cercato una soluzione del grave problema della giustizia sociale e l’ha trovato in una sintesi di concetti e d’idee che, data l’epoca in cui visse, apriva prospettive di estrema audacia sull’avvenire della società; ma soprattutto l’autore di Città del Sole ha saputo intravvedere la possibilità di una più armoniosa evoluzione dell’umanità richiamandosi alle proprie concezioni cosmologiche e propagandando l’applicazione della pratica astrologica in tutti i settori della vita:governo, educazione, avviamento professionale e perfino disciplina delle nascite, ovvero norme di procreazione a seconda della posizione zodiacale del Sole allo scopo di far nascere i figli in determinati periodi dell’anno che erano in vigore in tempi antichi presso alcuni popoli primitivi specialmente di razza nordica.

I Rosacroce e l’astrologia

Nel 1614, indirizzato ai capi di Stato, alle corporazioni a agli illustri componenti della scienza, veniva pubblicato e diffuso in Germania una specie di ampio manifesto dal titolo alquanto misterioso Fama fraternis Rosae Crucis. L’anonimo autore dello scritto, prospettando un radicale rinnovamento del mondo, suggeriva di affidare il governo dei popoli ad una società di illuminati e si riferiva in proposito al testamento spirituale di un cavaliere tedesco, Christian Rosenkreuz, morto nel 1484 in Marocco, ove il testamento stesso sarebbe stato scoperto nella sua tomba nel 1604. A distanza di pochi anni seguirono uno dall’altro, altri scritti affini – come l’apologia di uno Stato ideale Christianopolis, retto come la Città del Sole di Campanella da un’aristocrazia del pensiero nello spirito di giustizia sociale, di carità e di tolleranza – e allora si seppe chi ne fosse l’autore: GIOVANNI VALENTINO ANDREA, teologo e parroco in una cittadina del Wurtemberg. Questi scritti diedero il via al sorgere della società dei Rosacroce che, fiorita soprattutto nel ‘600 e all’inizio del ‘700, potè annoverare fra i suoi aderenti illustri pensatori e scienziati: medici, matematici, giuristi, ecc. Sarebbe stato l’ultimo sicuro rifugio che l’astrologia avrebbe potuto trovare per preservare il proprio patrimonio spirituale dal sopravvento del positivismo e del materialismo che si accingevano ad intaccarne la compagine come quella di tante discipline scientifiche. Sia i trattati di Andrea, sia gli scritti dei suoi seguaci, sia infine i principi fondamentali stessi del movimento iniziale dei Rosacroce erano infatti legati alle tradizionali concezioni cosmologiche ed ispirati dal pensiero astrosofico. Ma purtroppo ben presto nel seno alla società sorsero correnti propense ad assorbire e a divulgare idee che dovevano arrecare un danno sensibile alla causa dell’astrologia e contribuire a screditarla negli occhi degli studiosi e di persone colte in genere. Si trattava di idee di una nebulosa teosofia per lo più di origine indiana che difficilmente si conciliavano con la spiritualità prettamente cristiana dei primi rosacroce. Benchè il movimento stesso in seguito a scissioni e divergenze di opinione fra i suoi aderenti a poco a poco avesse perso importanza, cedendo il passo a numerose società segrete, pseudomistiche e pseudoteosofiche, non sempre ben definite nelle loro aspirazioni, l’introduzione nell’astrologia di dottrine e pratiche estranee alla sua intrinseca natura, era ormai un fatto compiuto. Sin d’allora si cominciò a volerla trasformare in una scienza occulta , a farne un dominio esclusivo di alta iniziazione. In realtà però queste tendenze finirono da una parte per favorie la diffusione di un nuovo tipo di ciarlataneria, dall’altra per travisare il chiaro linguaggio dei “classici” della tradizione cosmologica con espressioni ed immagini prese a prestito dalla filosofia orientale. Tracce di queste ultime influenze si trovano ancora oggi nelle opere di astrologhi d’indiscusso valore ma in molte parti semplicemente astruse o rese difficilmente accessibili essendo cariche di una terminologia complessa e ribelle alla mente europea (Allan Leo, Sindbad, Fankhauser, ecc.).

Paracelso e Keplero

Il Cinquecento e il Seicento furono senza dubbio i due secoli più fecondi e sotto molti aspetti decisivi della storia dell’astrologia.I migliori fra i suoi esponenti diedero alla sua evoluzione impulsi d’efficacia veramente durevoli chiarendone fra l’altro la posizione di fronte alla scienza. Tra questi illustri esponenti, spiccano soprattutto le figure di un grande medico e un grande astronomo.Il primo è Teofrasto Bombasto von Hohenheim detto PARACELSO che rivoluzionando la stessa medicina contribuì ad ampliare considerevolmente le possibilità astrologiche nel campo dell’individuazione e della cura delle malattie. Il secondo, GIOVANNI KEPLERO, oltre ad essere astronomo, fu anche teologo e filosofo. A Paracelso spetta il merito di aver debellato definitivamente l’autorità di Claudius Galenus comunemente chiamato GALENO, medico romano le cui concezioni dominarono incontrastate nel campo della medicina fino al Quattrocento. A rendere possibile questa rivoluzione era stata in primo luogo l’impostazione integralmente nuova della fisiologia umana e della terapia in genere: fu in un certo qual modo l’ingresso trionfale della dea Chimica nel tempio di Esculapio. Inoltre per Galeno l’essenza della vita era rappresentata da 3 qualità di pneuma: pneuma psychicon o spirito animale ch’egli collocava nel cervello; pneuma zotichon o spirito vitale che dal cuore dirigeva la circolazione e la distribuzione del calore nel corpo; ed infine pneuma physicon o spirito naturale con sede nel fegato al quale Galeno attribuiva funzioni di metabolismo. Queste ed altre sue concezioni, oggi, appaiono puerili; non gli si può tuttavia negare di aver avuto non poche felici intuizioni di carattere generico. Mentre nell’antichità greco – romana e nel Medio Evo i medici ed i filosofi che si sono occupati con particolare attenzione della struttura e del funzionamento del corpo umano (da Ippocrate a Empedocle, dalla scuola di Cos a quella di Salerno, da Celso a Galeno) tutti indistintamente sostenevano la medesima teoria, ossia che l’organismo umano come tutti gli altri corpi fosse composto dai 4 elementi fondamentali: fuoco, acqua, terra e aria; Paracelso non si peritò di dichiarare assurda questa teoria ed espose in sua vece un’ipotesi nuova: in quello stadio iniziale del divenire universale ch’egli chiama mysterium magnum gli elementi-base del Creatore erano 3: zolfo, mercurio e sale; è questa trinità di principii di una sola e stessa sostanza che rispecchia l’unità trina di Dio. Solo nel corso di una trasformazione successiva si sarebbero formati i 4 elementi tradizionali di cui ciascuno, secondo Paracelso, è retto da un principio attivo, dall’universale forza generatrice ch’egli chiama archeus. Nella cosmogonia di Paracelso il primo uomo viene creato ad immagine di Dio dalla sostanza prima ch’egli identifica  con il limus, ossia la terra o l’argilla del Paradiso, e la definisce come quintessenza. In tal modo nell’uomo, prodotto di questa quintessenza, agiscono le medesime leggi e si verificano gli stessi fenomeni come nell’universo, e l’armonia qua e là ne è il principio supremo. Nella tarda cosmobiologia di Paracelso appare un altro essenziale concetto: egli distingue nell’uomo il corpo elementare da quello siderico-astrale.Nel primo si attuano processi fisiologici, e Paracelso rileva che si trattano di processi chimici relativi ai 2 elementi inferiori, ovvero acqua e terra. Il secondo è invece determinato da due elementi superiori, dal fuoco e dall’aria, ed è la sfera delle forze spirituali che Paracelso definisce come l’intimo firmamento dell’uomo. E’ lo specchio microcosmico dell’immenso macrocosmo, l’immagine plasmatrice dell’anima, dell’essere interiore al quale corrisponde l’essere esteriore, il fisico nelle sue particolarità individuali. Parlando di 2 corpi Paracelso non ha in mente una divisione, ma una distinzione. In virtù del processo vitale psicofisico i due corpi costituiscono un’unità, sono interdipendenti e solo al termine dell’esistenza terrena subiscono una sorte diversa: quello elementare ridiventa terra, quello siderico-astrale raggiunge di nuovo l’origine, la patria celeste. Così Paracelso medico era ben lungi dalla scissione dei fenomeni fisici da quelli psichici. Le sue diagnosi e la sua terapia si basavano infatti su quella unitaria concezione dell’organismo umano e delle sue malattie che nell’antichità fu vanto delle grandi scuole mediche e ai nostri giorni torna in onore sotto la forma di moderna psicosomatica. Quanto alla parte siderico-astrale dell’entità vivente uomo, questo corpo invisibile di Paracelso preannuncia quello che Jung chiama struttura archetipica dell’anima umana, concezione che ha importanza fondamentale nelle odierne dottrine cosmologiche e astrologiche.

Nel frattempo, a partire dal Cinquecento, si potè registrare un altro fenomeno:la divulgazione dell’astrologia per mezzo di scritti popolari, soprattutto di lunari con previsioni del tempo, prognostici relativi all’agricoltura e ad avvenimenti a carattere politico ed economico. Come Leonardo da Vinci non aveva potuto fare a meno di vagliare la tradizione cosmologica alla luce dell’arte e dell’anatomia del corpo, come Paracelso, trovandosi da medico ad affrontare il problema di spiegare le influenze astrali con leggi fondamentali della fisica e della biologia, arricchendo l’astrologia con le sue scoperte fisiologiche e le sue teorie chimiche, così a KEPLERO rimase riservato di concepire il cosmo come una sinfonia di vibrazioni e di ritmi di cui è animata l’infinita armonia dell’universo. Se al grande teologo Tommaso d’Aquino non è stata risparmiata l’accusa di essersi lasciato “trascinare dalle torbide correnti del proprio tempo”, una sorte non molto diversa è toccata al grande astronomo Keplero, al quale in più viene mosso l’amaro rimprovero di aver sfruttato l’astrologia a scopo di volgare lucro. Un simile atteggiamento suscita il dubbio, se i severi critici di Keplero veramente conoscano la sua opera, perchè conoscendola dovrebbero innanzitutto sapere quello che egli stesso dice in proposito: “La scienza degli astri si divide in 2 parti: la prima, l’astronomia, si riferisce ai moti dei corpi celesti; la seconda, l’astrologia, agli effetti dei corpi medesimi sul mondo sublunare”. Furono proprio le concezioni cosmologiche ad ispirare a Keplero i primi lineamenti delle leggi astronomiche che dovevano renderlo indimenticabile alla posteriorità, e che, peraltro, queste concezioni cosmologiche costituiscono una parte integrante della sua opera. A suscitare l’entusiasmo di Keplero fu il profondo spirito della geometria che, attraverso il pensiero di Pitagora e dei suoi discepoli, gli rivelò l’armonia del Tutto Divino. Inscindibile nella sua unità sostanziale, questo spirito o principio mostra tuttavia nella concezione kepleriana un duplice volto: in quanto principio statico di misura determina il perfetto equilibrio di tutti i rapporti tra i corpi celesti, rappresenta cioè la norma d’esistenza dell’intero universo che, paragonabile così ad una figura geometrica, rispecchia l’immagine stessa di Dio “eterno geometra” secondo un’espressione di Platone; in quanto principio dinamico si concreta invece nell’incessante moto dei medesimi corpi celesti, in una “muscia delle sfere” che esprime in tal modo la vita in atto dell’universo o costituisce la sua effettiva forma d’esistenza che vivendo si sviluppa. Se l’eterno concreto che riempie gli spazi infiniti del Tutto Divino sfugge ad ogni formula e non si presta a nessun calcolo, all’uomo è dato tuttavia ad ascoltarlo e a comprenderne melodie e ritmi, poichè anche l’uomo è fatto secondo la legge geometrica dell’universo, e nel piccolo mondo del suo Io vibra la musica delle sfere. E l’uomo è in grado di comporre le singole melodie e i singoli ritmi di questo universale concerto.Lo può fare, come Keplero, trascrivendo i moti dei pianeti e i loro reciproci aspetti ad appoggio di note musicali; oppure compilando schemi che riproducano la condizione celeste in un determinato momento relativo alla nascita di un individuo (tema di natività) fissando in tal modo un solo accordo della sinfonia universale. Per quanto siano fatti geometrici calcolabili con precisione poichè vengono dedotti dai moti e dagli aspetti planetari, queste melodie e questi ritmi debbono tuttavia essere interpretati in ogni caso da un artista non diversamente da una qualsiasi composizione musicale. Agli occhi di Keplero l’astrologia appare quindi come scienza nelle sue premesse fondamentali dovute alle scoperte dell’astronomia, e come arte nella sua applicazione pratica che premette nell’astrologo una spiccata sensibilità d’animo, ciò che nel linguaggio odierno significa associazione immaginativa ed intuizione psicologica. Nulla è tanto estraneo a questa concezione quanto il metodo puerilmente aritmetico in uso presso certi astrologhi (e Keplero aveva espresso nei riguardi di questo sistema un parere più che scettico) che pretendono di poter fissare ad un termine preciso il sopraggiungere di grandi avvenimenti e il realizzarsi di fatti spiccioli di una singola vita umana, e ciò richiamandosi alla possibilità di calcolare con esattezza matematica il verificarsi di fenomeni celesti connessi in funzione di cause dirette all’esistenza di esseri umani.Ma se è vero che la Terra vibra negli stessi ritmi dell’Universo e negli uomini risuonano le melodie della musica celeste, innegabile è pure che questi ritmi e queste melodie si ripercuotono nelle infinite possibilità del divenire collettivo ed individuale in innumerevoli varianti, a seconda cioè delle particolari condizioni dell’area di risonanza e della natura degli strumenti esecutori (corrispondenze cosmiche con la conseguente realizzazione dell’esistenza ad appoggio del libero arbitrio).In questo senso non c’è affatto una differenza alcuna fra la musica delle sfere e quella creata dagli uomini. Una sinfonia di Beethoven appare in tutte le edizioni della sua partitura invariabilmente trascritta con le medesime note, ma esistono mille modi di suonarla. Un’esecuzione inesperta o con strumenti stonati può renderla irriconoscibile; una orchestra è propensa ad eseguirla adagio, un’altra in allegro, e magari l’una e l’altra accumulando errori sopra errori. Perchè la musica delle sfere nell’esecuzione umana possa risuonare armoniosa  come negli spazi dell’universo, occorre una disposizione dell’orchestra e degli strumenti propizia alla sua esecuzione, occorre cioè la sensibilità ricettiva degli interpreti, il possesso di forze plasmatrici intatte negli esecutori. Non esiste nessuna legge definita di misura che permetta di calcolare con matematica certezza l’istante preciso in cui risuonerà una nota o una sequenza di note, e se risuonerà armoniosa o stonata, ma con criteri di probabilità si può stabilire lo spazio approssimativo di tempo in cui la nota stessa o la sequenza di note più verosimilmente deve risuonare e quale ne sarà, in considerazione della condizione fisica, morale e spirituale del suonatore, il reale effetto musicale, anzi, il suonatore stesso può essere indotto alla massima concentrazione di tutte le sue facoltà e capacità per assicurare così all’esecuzione dell’opera (ossia alla realizzazione della singola vita umana) il miglior esito possibile; basta ch’egli rimanga fedele all’interpretazione esatta secondo la partitura di quella tale variazione unica della sinfonia celeste che solo lui è stato chiamato ad eseguire (tema di natività individuale). Questa è la concezione astrologica di Keplero; tuttavia egli non s’è limitato a creare un sistema cosmologico a carattere generico; con l’acutezza del suo ingegno ha saputo intuire l’effettivo modo in cui si concretano i rapporti fra cosmo e uomo. Ne enuncia soprattutto un principio che ha tutte le apparenze di un principio di fisica: i corpi celesti irradiano un certo quid , un elemento attivo che, incontrando nello spazio un oggetto o terreno adatto all’assorbimento dell’irradiazione stessa, produce calore o umidità a seconda della natura del corpo irradiante. I due luminari – Sole e Luna – hanno una parte principale in questo processo, e precisamente il Sole in quanto promotore di calore, la Luna in quanto causa di reazioni umide; le irradiazioni dei pianeti sono destinate a modificare tali effetti con le loro particolari qualità: durezza o mollezza, asciuttezza o umidità, calore o freddo. Si tratta infatti di una spiegazione solo in apparenza fisica, poichè il quid di cui parla Keplero e ch’egli chiama species immateriata costituisce in realtà qualcosa come una quinta essentia in moto, spinta per così dire dall’instancabile alito di Dio il quale in tal modo appare non soltanto come eterno geometra ma anche come eterno meccanismo dell’universo, ideatore del suo congegno e nello stesso tempo fonte di ogni vita che l’anima. Nel sistema astrologico di Keplero viene inserito ancora un altro elemento irrazionale che viene definito come instinctus geometriae proprio di tutte le creature viventi, e che non può non aver la stessa origine di quella del quid fisico, è spiegabile cioè unicamente come forza creatrice in atto di Dio. L’attribuzione delle influenze cosmiche ad un quid dinamico sembra contrastare con la visione geometrica e astronomica di Keplero che in ultima analisi si riferisce all’essere dell’universo, ad una condizione cioè di staticità. L’incompatibilità delle due tesi è però soltanto apparente, e lo è tanto più agli occhi della moderna scienza che ha creato la teoria einsteiniana di relatività ed è promotrice di un’alleanza intima fra astronomia e fisica nel campo di ricerche di una disciplina nuova: l’astrofisica. Da questo punto di vista non importa che la spiegazione kepleriana delle influenze cosmiche sulla vita umana sia in gran parte insostenibile di fronte alla scienza stessa, importa invece la constatazione di principio che questa spiegazione col richiamo ad un quid attivo non si trova in contraddizione con la sostanziale visione geometrico – astronomica di Keplero, ed importa infine il fatto che i fondamentali criteri con cui egli in tal modo si accosta al problema dei legami fra microcosmo e macrocosmo rivelano un’affinità sorprendente con quelli degli scienziati odierni.

(CONTINUA….) 

(Bibliografia: Nicola Sementovsky – Kurulo “Astrologia. Trattato completo teorico – pratico” )

LEZIONI DI ASTROLOGIA MORPURGHIANA: STORIA DELL’ASTROLOGIA

La civiltà babilonese

Con l’affermarsi dell’uomo di fronte alla potenza della Natura e il conseguente acuirsi delle sue capacità conoscitive ed intellettive, la sua particolare aspirazione di comprendere e di interpretare la propria posizione nel cosmo, cominciò a concretarsi sotto forme nuove: dall’astrolatria, che si risolveva in una più o meno passiva venerazione dei corpi celesti e delle divinità ad essi attribuite, l’uomo passava ad una sempre più sistematica osservazione dei fenomeni puramente fisici in cui si manifestava la vita del cosmo per rendersi conto, se e in quale misura esistessero rapporti diretti fra i moti celesti e il divenire delle cose terrene, e specialmente se e in qual modo gli astri esercitassero un influsso immediato sulle vicende umane.L’astrolatria, quindi, cedeva il proprio posto all’astrologia.Ma per lungo tempo ancora la credenza mistica nelle divine qualità degli astri si conservava accanto all’esplorazione del cielo con metodi che già presentavano le caratteristiche di una disciplina razionale. Questo sviluppo fatalmente doveva portare un giorno al sorgere dell’astronomia dal seno stesso dell’astrologia; non altrettanto ineluttabile appare invece il fatto che più tardi ancora l’astronomia assumesse un atteggiamento di aperta ostilità nei confronti della propria madre e, rinnegandola con indignazione, si avviasse sulla medesima strada di tutte le altre scienze, ossia verso il radicale abbandono delle proprie premesse religiose e metafisiche.

Il processo della trasformazione dell’astrolatria in astrologia e della scissione fra quest’ultima e l’astronomia è durato interi millenni, ragione per cui in una esposizione destinata a dare un’idea esauriente delle basi storiche e scientifiche dell’astrologia non possono mancare continui richiami sia a tutto ciò che è intimamente legato alla prima esperienza dell’uomo e quindi anche alle sue credenze definite con termini di astrolatria, di cosmogonia o di astrosofia, sia a tutto ciò che fa parte del complesso delle essenziali cognizioni astronomiche. Sul declinare della loro civiltà, i Babilonesi hanno saputo tracciare cartogrammi delle orbite dei due luminari, compilare tabelle delle eclissi solari e lunari, calcolare la rivoluzione dei pianeti e precisare la posizione di alcune stelle fisse entro l’eclittica. La conoscenza delle costellazioni di quest’ultima sotto i nomi tradizionali, sembra esser stata tramandata agli astronomi caldei da un popolo che aveva vissuto in una regione a Nord di Babilonia, probabilmente nei pressi del Mar Caspio, ma lo zodiaco è stato da loro diviso in 12 parti uguali in 30 gradi ciascuna che d’allora in poi hanno conservato i nomi delle costellazioni stesse. Sebbene le 12 costellazioni dello zodiaco fossero state studiate sotto vari aspetti dagli iniziati babilonesi e ad esse venissero attribuite caratteristiche non molto diverse da quelle ormai diventate tradizionali, i sacerdoti caldei non si abbassavano tuttavia a compilare oroscopi individuali, anzi condannavano esplicitamente l’attività di coloro che in Babilonia come altrove e ad ogni epoca svolgevano tali pratiche a scopo di lucro. La credenza dei Babilonesi nell’esistenza di una gerarchia di divinità astrali, sopra le quali troneggiava impersonale e inafferrabile qualcosa come una suprema legge divina, affermava nel suo insieme il fondamentale principio dell’armonia universale che a sua volta logicamente portava all’essenziale concetto di corrispondenza fra cielo e terra. Gli eletti esponenti di quella antichissima umanità sapevano, tuttavia, mantenere un equilibrio perfetto fra la possibilità di conoscere la verità in via di mistica rivelazione e di trovarne contemporaneamente la conferma concreta grazie alla espansione indagatrice delle proprie facoltà conoscitive.

Dopo il tramonto della civiltà babilonese, le concezioni cosmologiche degli iniziati caldei non dovettero cadere nell’oblio; così l’Oriente come l’Occidente ne assunse l’eredità per assicurarne una nuova fioritura.

L’Antica Grecia

Mentre in India la dottrina del figlio reale Gautama detto Buddha imperiosamente s’imponeva ovunque e minaccia di sostituirsi integralmente alle antiche concezioni del brahamanismo; mentre in Cina Konfutse insegna con parole semplici una nuova sapiente regola di vita; mentre i veggenti di Israele (Geremia, Isaia ed Ezechiele) profetizzano l’avvento del Figlio dell’Uomo, nel mondo ellenico appare la schiera dei grandi filosofi provocando un profondo mutamento nel modo di pensare dell’Occidente. L’importazione in Grecia delle concezioni cosmologiche, che durante quasi 3 millenni s’erano sviluppate nel mondo assiro-babilonese, segnò il passaggio dell’astrologia dal piano impersonale a quello individuale. L’astronomia, da parte sua, aveva fatto nel frattempo considerevoli progressi, e si verificò quindi un fatto paradossale: molti dei suoi cultori cominciarono a rinnegare ogni parentela con gli astrologhi, mentre questi ultimi, a loro volta, si vedevano indotti a ricorrere sempre più decisamente alle scoperte degli astronomi per creare i primi sistemi scientifici di divinazione basati su metodi di osservazione e precisi calcoli. D’allora in poi le figlie della medesima madre vivranno e fioriranno una separata dall’altra, eppure l’astrologia invariabilmente si richiamerà alle leggi dell’astronomia, e l’astronomia continuerà a servirsi del patrimonio di concetti e di simboli ereditati dall’astrologia.

La tradizionale idea della corrispondenza fra l’alto e il basso, fra cielo e terra, propria del mondo assiro-babilonese, a poco a poco si vedrà completata da quella dell’Uomo-Cosmo.Il pensiero greco ha una parte decisiva in questa evoluzione antropomorfica. Così per ERACLITE tutte le cose sono prodotti di contrasti che si attraggono e si respingono reciprocamente, che cercano di sostituirsi gli uni con gli altri e nel medesimo tempo si compenetrano a vicenda. Sempre secondo Eraclite, la vita si risolve in un continuo moto d’elementi opposti e di energie in lotta. La sua celebre massima è il litigio è padre d’ogni cosa. Anche PITAGORA, che fu il primo a chiamare il Tutto Esistente cosmo, affermava l’esistenza di una reciprocità d’effetti fra quest’ultimo e l’uomo, ribadendo così a modo suo il principio di armonia universale, perno delle concezioni babilonesi, principio tuttavia che nella sua filosofia non appare più ispirato dalla deificazione degli astri, ma basato sul numero, sulla misura su leggi geometriche: nel sistema astronomico di Pitagora l’universo aveva la forma di una sfera in sè conchiusa, con un focolaio al centro, intorno al quale si compiva la rivoluzione dei corpi celesti. Dal punto di vista astrologico nella teoria di Pitagora interessa specialmente l’affermazione sull’esistenza di una anti-Terra, di un satellite del nostro pianeta, invisibile, poichè, secondo l’astronomo greco, per compiere il giro intorno al proprio asse la Terra impiega il medesimo tempo che le occorre per la sua rivoluzione intorno al focolaio universale, sicchè l’anti-Terra rimane sempre dalla parte del globo terrestre opposta a quella che “noi abitiamo“. Insostenibile oggi, questa teoria sembra aver dato origine ad una affine teoria moderna o di esserne almeno stata la precorritrice: secondo tale teoria, esisterebbe una luna nera (Lilith) che alcuni astrologhi prendono in considerazione compilando temi di natività. Le corrispondenze attribuite alla luna nera in molti casi si sono infatti rivelate conformi a determinate caratteristiche degli individui esaminati, particolarmente alla loro vita sessuale. Il materiale finora raccolto è tuttavia piuttosto scarso e si deve essere prudenti nel prendere in considerazione le corrispondenze del misterioso satellite.

Fra i contributi essenziali dei Pitagorici allo sviluppo dell’astrologia occorre ricordare l’affermazione sull’esistenza di un rapporto intimo fra matematica e musica, pensiero che in seguito fu predominante nel mondo greco. Introdotto nell’astrologia, questo pensiero servì a conciliare il principio degli opposti di Eraclite con una legge di moto ciclico e di corrispondenza fra macrocosmo e microcosmo. Fu su questo terreno che maturò l’idea di affinità assoluta fra la vita del cosmo – espressione di armonia universale – e quella dell’uomo, espressione in sè contrastante del medesimo ritmo universale. Più tardi questa idea doveva riapparire regolarmente durante molti secoli negli scritti dei vari Padri della Chiesa.

Verso il II secolo a.C.,l’astrologia trovò un esponente eccelso in IPPARCO che, appoggiandosi sulle proprie scoperte astronomiche e seguendo il pensiero di Platone, secondo cui ogni fenomeno sulla Terra era in rapporto con eventi cosmici e il fisico dell’uomo costituiva una riproduzione di modelli celesti, il geniale figlio di Nicea precisò per la prima volta l’ordine delle corrispondenze fra i singoli settori della cintura zodiacale e le parti del corpo umano. I contemporanei s’impadronirono delle rivelazioni di Ipparco con massimo entusiasmo: è l’epoca in cui vengono compilati i primi temi di natività col preciso scopo di svelare l’avvenire di singoli individui. Ampliata in tal modo da nuove cognizioni, invigorita nelle sue premesse teoriche e perfezionata nei suoi metodi, nel medesimo tempo però spogliata quasi interamente dal misticismo e allontanata dalla sfera dei riti religiosi, d’ora innanzi rivestirà il carattere di una scienza uguale a tutte le altre e diventerà un articolo d’esportazione spirituale in altri paesi.

L’astrologia nella Roma decadente

I primi tentativi di stabilire leggi astronomiche aprendo la via alla radicale trasformazione dell’antica arte divinatoria dei sacerdoti caldei in una disciplina scientifica, celavano non pochi pericoli. La crescente importanza, che d’allora in poi nei metodi d’indagine veniva attribuita a criteri razionali, già in quel tempo minacciava di far dell’astrologia una specie di “materia matematica” e favoriva quindi il sopravvento di un piatto determinismo. D’altra parte, la medesima evoluzione facilitava il diffondersi della ciarlataneria. Ed infatti nella Roma decadente degli ultimi imperatori pagani l’abuso dell’astrologia a scopi di volgare lucro doveva assumere proporzioni che all’epoca di Ipparco sarebbero apparse impensabili. In questo fenomeno, che si ripete continuamente nel corso della storia, pare manifestarsi una particolare caratteristica dell’astrologia.Così nell’antichità come nel mondo arabo o in quello cristiano, l’astrologia è stata la grande attrattiva di uomini di pensiero e di studio, ma ha pure altrettanto invariabilmente subito la sorte di una vittima degli sfruttatori dell’ingenuità umana privi di coscienza e di istruzione.

Così,mentre l’Impero Romano stava per disgregarsi sotto la duplice minaccia dell’invasione germanica e del sorgere del cristianesimo, e nell’Urbe indovini di ogni genere si davano impuniti ed indisturbati al loro oscuro mestiere sfruttando le ansie dei cittadini, sul cammino dell’astrologia apparve un pensatore di statura eccezionale: CLAUDIO TOLOMEO. Il Tetrabiblos può infatti dirsi il primo trattato scientifico di astrologia pubblica in Occidente: Tolomeo attribuiva alle stelle fisse la facoltà di influenzare maggiormente i destini umani, stabiliva le categorie dei segni rispetto ai cosiddetti Signori e dedicava infine una parte del Tetrabiblos all’oroscopo individuale affermandone l’importanza e suggerendone vari modi d’interpretazione. Tolomeo fu, quindi, come uno fra gli annunziatori della nuova era, di quella nuova fase di civiltà che, con l’imminente trionfo del cristianesimo doveva portare l’umanità al piano spirituale d’esistenza, al quale già si conformava la mentalità individualistica dell’astrologia tolemaica.

Il piatto determinismo dei fattucchieri ed indovini della Roma decadente aveva fatto dell’astrologia una credenza fatalista rendendo l’uomo schiavo delle misteriose forze astrali. Quindi, senza definire in modo esplicito il concetto del libero arbitrio , PLOTINO premette tuttavia l’esistenza nell’uomo di un’intrinseca facoltà morale che gli permette di plasmare la propria vita. Secondo lui, è a tale scopo che gli è dato di intraprendere intuendo e ragionando insieme il linguaggio delle stelle che altro non sono se non segni rivelatori di divina saggezza.

Se a Tolomeo spetta il merito di aver saputo conservare per la posterità il patrimonio cosmologico dei Babilonesi, Plotino ha senza dubbio facilitato l’inserimento dell’astrologia nella concezione cristiana del mondo. Fu così impedito il degenerare dell’antica arte caldea in una insensata superstizione come sembrava fosse inevitabile all’epoca della decadenza romana. Certo, l’astrologia doveva correre il medesimo pericolo ancora molte volte anche nel corso della sua storia recente, ma la continuità della sua evoluzione non ha potuto più essere compromessa, e questo appunto perchè all’epoca della grande crisi di civiltà che segnò il tramonto del mondo antico e il sorgere del cristianesimo, l’astrologia aveva trovato sostenitori e difensori capaci di riconoscerne e di difenderne il valore. Il suo rifiorire ogni volta non solo si verifica sempre in epoche di grandi rivolgimenti, ma sorgono “spiriti eletti” disposti a proteggerne il patrimonio della profanazione, cui è soggetta proprio nei periodi di crisi ed ogni volta l’astrologia ne esce arricchita e purificata e spesso sia il pensiero filosofico, sia l’immediata comprensione della vita si aggrappano alla saggezza dei suoi fondamentali concetti come ad un’ancora di salvezza per rinnovarsi.

L’Astrologia nel mondo arabo

Se in Occidente nei primi secoli dell’era volgare l’interesse per l’astrologia si concentrava in primo luogo sul problema dei suoi rapporti con la dottrina cristiana, in Oriente la sua evoluzione procedeva piuttosto nel senso di un ampliamento delle sue basi teoriche e delle sue possibilità pratiche. Furono i maggiori esponenti dello Stato ad esserne i più fervidi difensori e sostenitori. Così ad iniziativa dell’imperatore Manuele Comneno in Bisanzio era sorta una cattedra di astrologia nella Università della capitale.

Così, nel medesimo periodo, ossia dall’ottavo all’undicesimo secolo, un contributo essenziale e duraturo allo sviluppo dell’astrologia aveva dato soprattutto  il mondo dell’Islam, anche se negli Stati arabi di quell’epoca molti fra i suoi migliori esponenti non erano seguaci di Maometto. Così il califfo Al-Madgi poteva dirsi fiero di possedere un prezioso consigliere nel matematico TEOFILO D’EDESSA che professava la fede cristiana e godeva la fama di essere uno dei migliori astrologhi contemporanei. Il matematico e astronomo arabo ALBATENIO fu il primo a concepire l’idea di un sistema di case dell’oroscopo. Un astrologo di grande statura fu il traduttore e l’interprete arabo di Aristotele, il filosofo e medico Ibn Roscd, conosciuto sotto il nome di AVERROE. La sua dottrina e le sue concezioni cosmologiche, in cui egli si era mostrato più incline al materialismo e panteismo, furono tuttavia bandite dall’Università di Parigi e più tardi messe all’indice anche dalla Chiesa.

Il Medio Evo: Astrologia e Cristianesimo

L’astrologia nel Medio Evo doveva fatalmente tener passo con l’evoluzione del pensiero e subiva quindi tutte le conseguenze di quel processo di assorbimento e di trasformazione dei retaggi spirituali dell’antichità che rivelava la continuità della civiltà umana preparandone la grande fioritura nello spirito del cristianesimo. L’astrologia medioevale, considerata nella sua evoluzione storica, si presenta pertanto soprattutto sotto l’aspetto dei suoi rapporti con la religione. Più che in altre epoche precedenti, agli albori del cristianesimo l’astrologia ha dovuto subire una dura prova di fuoco. Il pensiero ispirato  dall’esempio del crocifisso Figlio di Dio non poteva certo accettare una scienza o disciplina che, ridotta in cieca credenza dell’immutabilità del destino umano, come l’astrologia fu nella Roma degli ultimi imperatori pagani, pareva incompatibile con l’essenziale idea della grazia divina e quindi col concetto del libero arbitrio, ma gli esponenti della giovane filosofia cristiana non erano tanto miopi ed intolleranti da rigettare in blocco l’intero complesso dell’eredità cosmologica soltanto perchè vedevano le piazze delle città greche e romane pullulare di ciarlatani e di indovini che si dicevano iniziati nei segreti del cielo. Sin da quell’epoca si profilava invece la tendenza di distinguere tra veri e falsi astrologhi, atteggiamento che più tardi con inequivocabile chiarezza sarà assunto dal filosofo della cristianità TOMMASO D’AQUINO. I primi pensatori cristiani si trovarono dinanzi al difficile compito di dover detronizzare quell’astrologia che nella decadente Roma dei primi secoli cristiani era diventata una religione fatalista e di vagliare nel medesimo tempo alla luce della Rivelazione l’inalterabile sostanza della vera astrologia per rimetterla al suo antico posto d’onore.

Il gnosticismo, il tentativo cioè di conciliare varie tradizioni cosmogoniche con concetti d’ispirazione prettamente cristiana, fu alla fine respinto come eresia, ma la polemica con i suoi esponenti, sostenuta soprattutto da CLEMENTE D’ALESSANDRIA aveva fatto sorgere un insieme di principi fondamentali che dal suo discepolo ORIGENE sono stati coordinati in una specie di sistema teologico. Contrariamente agli apologisti che difendevano il cristianesimo dagli attacchi dei suoi nemici e combattevano ad oltranza tanto l’ebraismo e il paganesimo quanto il gnosticismo in tutte le sue forme, Clemente d’Alessandria e Origene hanno saputo inserire gli elementi preziosi della gnosi nella dottrina della Chiesa: Clemente d’Alessandria è anzitutto preoccupato di precisare i limiti dei rapporti fra cosmo e uomo, insistendo sulla responsabilità che ogni uomo deve assumere davanti a Dio per le proprie azioni volute e compiute liberamente. Origene, a sua volta, ammette senz’altro l’esistenza di una corrispondenza fra la cintura zodiacale e la struttura del corpo umano, e senza riconoscere alle stelle il potere di determinare e di guidare i destini umani, esprime la convinzione che i fenomeni cosmici annuncino l’avverarsi di vicende umane in quanto le stelle rappresentano un alfabeto celeste suscettibile di essere interpretato.

Una particolare posizione di fronte all’astrologia occupa SANT’AGOSTINO: nelle sue Confessioni (libro IV, cap. 3) egli racconta di essere stato indotto da un amico a “non spendere invano per quelle sciempiaggini lo studio e la fatica”, e la Città di Dio (libro V), a sua volta contiene un’esplicita e aspra critica delle pratiche divinatorie degli astrologhi. Sant’Agostino crede fra l’altro di poterne dimostrare l’assurdità con l’esempio di Esaù e Giacobbe dicendo a proposito di questi gemelli biblici: “Tanta fu la diversità della loro vita e nei loro costumi, tanta disparità negli atti, tanta la dissomiglianza nell’amore stesso dei genitori verso di loro che la stessa distanza li fece nemici”. (Ispirandosi ai criteri di S.Tommaso, Dante ha espresso in proposito un parere diverso e piuttosto contrario in Paradiso, VIII, 127- 133; che inoltre di molto avvicina le spiegazioni che la moderna astrologia scientifica dà del fenomeno della “diversità dei gemelli” e che autorizzano a considerare ormai superata la tesi di Sant’Agostino). Ma in altro luogo, Sant’Agostino sostiene tuttavia che “non sarebbe del tutto assurdo ammettere che certe influenze celesti abbiano un potere di produrre variazioni esteriori del corpo umano”.Egli cercava di difendere il cristianesimo contro ogni tentativo di alterarlo in modo incompatibile con le sue premesse fondamentali o di far addirittura risorgere al suo posto un nuovo paganesimo. Questo atteggiamento appare comprensibile qualora si pensi che Sant’Agostino visse in un’epoca in cui il cristianesimo aveva da poco cominciato a mettere radici veramente solide nel terreno devastato lasciatogli in eredità dalla tramontata civiltà greco-romana. Quando egli nacque, l’editto di Milano era in atto da appena 40 anni e nella memoria dei suoi contemporanei rimaneva ancora vivo il ricordo dell’audace tentativo di Giuliano l’Apostata – che si sapeva appassionato di astrologia- di risuscitare gli antichi Dei. La situazione sociale e politica dell’Impero d’Occidente era tuttavia tale da contribuire, nel primo Medio Evo, allo spostarsi progressivo dell’astrologia verso l’Oriente, in Bisanzio e nel mondo arabo.Il suo ritorno e rifiorire in Occidente  non fu possibile che dopo il consolidamento del Sacro Impero.

In questo periodo travagliato dell’evoluzione del pensiero cristiano la tradizione astrologica aveva posto le menti e le coscienze dinanzi ad un altro problema non meno decisivo: che cosa si doveva pensare di Gesù, degli Apostoli, dei Martiri della Chiesa, della loro vita e opera ammettendo l’influsso delle stelle? Era l’una e l’altra prodotto, conseguenza di questo influsso? E se la risposta era affermativa, come conformarvi la divina natura del Redentore, la grazia di Dio senza la quale i grandi difensori e propugnatori della fede certamente non avrebbero potuto vivere e agire come l’avevano fatto? La polemica a volte si inaspriva poichè continuamente si facevano tentativi di erigere oroscopi di Gesù e dei Santi. Particolarmente vivace si fece a proposito la discussione intorno a quel misterioso fenomeno celeste che aveva chiamato i Magi alla culla del futuro Salvatore: “Abbiamo veduto in Oriente la sua stella e siamo venuti per adorarlo” (Matt, cap. II, 2).La maggior parte dei teologhi sosteneva che si fosse trattato di una apparizione del tutto eccezionale che mai si era manifestata prima e mai si sarebbe ripetuta più tardi, e si rifiutavano quindi di ammettere una qualsiasi indagine a carattere astrologico in rapporto con la nascita di Gesù. In tal modo si voleva impedire il sorgere di dubbi sulla sua origine soprannaturale che non avrebbe potuto non turbare le coscienze. Ma in realtà tutta la discussione non aveva consistenza ed era stata provocata in ultima analisi per colpa degli stessi astrologhi che in quell’epoca non sapevano precisare in modo inequivocabile quali fossero gli effettivi limiti dell’interpretazione oroscopica, problema che è stato definitivamente risolto forse soltanto dalla moderna astrologia, in quanto oggi il tema di natività viene considerato unicamente come uno specchio delle qualità morali, delle facoltà intellettuali e delle possibilità sociali di un individuo, sucettibili di essere da lui sviluppate nel corso della sua esistenza terrena in un determinato ambiente, sotto determinate condizioni e col concorso del suo libero arbitrio. Così nessun oroscopo può rilevare l’inafferabile scintilla della genialità come non può offrire la benchè minima indicazione sulla grazia divina che è stata o verrà concessa ad un individuo. Il problema, dunque, della “stella di Betlemme”, fu più tardi oggetto di attento studio e di precisi calcoli da parte di Keplero, che credette di poter affermare che si fosse trattato di una congiunzione dei pianeti Saturno e Giove nella costellazione dei Pesci.

Umanesimo e Rinascimento

Come abbiamo già potuto constatare più sopra, l’astrologia medioevale fu considerata soprattutto in rapporto alla religione; solo a partire dal 1400 questi rapporti cominceranno a perdere la loro importanza e presto saranno sostituiti da problemi connessi al rapido sviluppo delle scienze naturali. E’ opinione assai diffusa che il Rinascimento fosse l’epoca della luce che ha fatto dileguare le tenebre del Medio Evo, in realtà però proprio da allora in poi cominciò un rapido decadimento dell’autentica spiritualità cristiana. L’Umanesimo che avrebbe dovuto portare ad una riconciliazione fra natura e spirito, non solo rimase lontano dalla propria meta, ma, approfondendo il distacco della filosofia dalla metafisica (per adoperare un’espressione cara a coloro che credono di poter esaurire la caratteristica del Medio Evo con definizioni come oscurantismo e barbarie) o provocando la rottura del pensiero con l’autorità, rese incolmabile l’abisso fra fede e scienza. Ne conseguì una radicale trasformazione nel modo di concepire i rapporti tra cosmo e uomo alla quale inoltre essenzialmente contribuirono tanto la scoperta dell’America da parte di Colombo (1492) quanto la sostituzione del sistema universale geocentrico di Tolomeo con quello eliocentrico di Copernico che, rivoluzionando le concezioni geografiche e astronomiche, parevano aver condotto ad absurdum le antiche idee cosmologiche.

In questo clima di grandi rivolgimenti spirituali anche l’astrologia non potè non subire profondi mutamenti. Fu l’epoca in cui come non mai prima intensi ed insistenti si fecero i richiami degli astrologhi alle ipotesi e constatazioni degli astronomi, giacchè ancora non si era arrivati al tragico crocevia, ove gli ultimi si sarebbero voltati con intransigenza contro i primi; anzi l’astrologia e l’astronomia continuavano ad essere insegnate in stretta connessione l’una con l’altra nelle Università italiane e tedesche. Ovunque cominciarono a prevalere metodi d’indagine oroscopica basati unicamente su calcoli precisi con il conseguente sopravvento di criteri razionali nell’insieme della teoria e della pratica astrologica e quindi la minaccia di cadere nel piatto determinismo di certe scuole astrologiche del passato. In ogni caso, le caratteristiche e le interpretazioni delle forze planetarie a poco a poco venivano spogliate dei sostanziali presupposti mistici della cosmologia antica e medioevale. Così la maggioranza degli esponenti contemporanei dell’astrologia di quell’epoca, credette di poterla trasformare in una disciplina scientifica e liberarla definitivamente dalla qualifica di arte, nel tentativo di adattarla in un mondo che avanzava verso il superamento d’ogni forma di conoscenza che non fosse frutto di un freddo ragionamento, mondo della scienza razionalistica che già si accingeva a relegare l’astrologia nell’oscuro regno della superstizione; e fu proprio l’ambiguo atteggiamento dei suoi sostenitori a segnarne la sorte delle discipline astrologiche in questo senso.In tal modo, astrazion fatta da alcune clamorose condanne pronunciate dalla Chiesa nei riguardi di coloro che avevano tentato di attribuire vita e opere di Gesù e degli Apostoli all’influsso delle stelle, alla soglia dei tempi moderni l’opposizione contro l’astrologia sempre più si spostava dal campo religioso verso quello scientifico e d’altra parte, diminuiva sempre più il numero dei suoi sostenitori.

Fra i pochi uomini che nel Quattrocento ancora erano capaci di riconoscere l’essenza e il valore del retaggio cosmologico, occorre ricordare SAVONAROLA, il mistico con l’anima d’artista; e LEONARDO DA VINCI, l’artista con la mente di genio universale. Il contributo di Savonarola alla conservazione del retaggio cosmologico, si deve in primo luogo alle sue interpretazioni dell’Antico Testamento.I margini dell’ingiallito tomo della Bibbia da cui egli quasi mai si separava, giacchè dalla Sacra Scrittura traeva infiniti motivi di meditazione e altrettanti argomenti per le sue prediche, sono riempiti di note e spiegazioni del testo, e fra queste si trova anche un’intera scala di categorie anagogiche: il Sole corrisponde a Gesù, la Luna alla Vergine Maria, le stelle ai Santi, ecc. Inoltre nei suoi scritti, si trovano cenni all’idea del cielo stellato considerato come specchio in cuisi riflette il volto di Dio e l’uomo scopre la propria immagine. Inoltre, Savonarola, accusava aspramente gl’indovini e ciarlatani di attribuire all’influenza degli astri un potere tale da annullare il libero arbitrio degli uomini, ragione per cui si rendevano colpevoli di diffondere un pericoloso fatalismo. La sua ostilità nei confronti degli usurpatori dell’astrologia venne alimentata dai suggerimenti di Pico della Mirandola al quale era legato da intima amicizia. A proposito di PICO DELLA MIRANDOLA, che gli adulatori chiamavano “Fenice dei Geni“, bisogna chiarire la sua posizione nella storia del pensiero, riconoscendone cioè l’ingannevole splendore della sua “genialità” come espressione presuntuosa di un fallace cerebralismo: gli scritti in cui egli, con solita spregiudicatezza esprime i propri pareri al riguardo delle materie astrologiche, conseguentemente risultati essere privi di un qualsiasi valore scientifico o morale tanto più che, oltre a rivelare negli scritti in questione la propria incapacità di penetrare nella sostanza della materia astrologica, questo Don Chisciotte dell’onniscenza dà ripetutamente prova di quanto superficiale sia la sua effettiva conoscenza perfino degli elementari presupposti della materia stessa. Ma ciò non ci sorprende affatto qualora si pensi che lo stesso Pico della Mirandola considerasse i semipornografici Canti Carnevaleschi del debosciato Lorenzo de Medici come opera artistica incomparabilmente superiore ai canti della Divina Commedia! Quanto poi all’indubbia influenza ch’egli aveva esercitato su Savonarola, fra l’altro per indurlo ad assumere un atteggiamento intransigente nei confronti degli astrologhi contemporanei, occorre ricercarne le ragioni non tanto nell’eccezionale sagacità del “principe dei savi“, quanto nella particolare condizione psichica del suo amico domenicano.

Senza porre la personalità di Pico della Mirandola sul medesimo piano d’esistenza con quella di Leonardo da Vinci, ma mettendo piuttosto a confronto, nella prospettiva di antitesi culturale, la struttura di mente e il fondo morale dell’essere, si ha una chiara idea della sostanziale differenza fra l’umanesimo integrale radicato nell’autentica universalità e quell’umanesimo di filosofi e letterati paganeggianti, d’intellettuali colmi di cognizioni acquisite in tutti i campi del sapere che nel Quattrocento era scaturito sotto l’impulso della chimerica aspirazione di voler risuscitare ideali di una società tramontata in mezzo ad un mondo mutato nello spirito.

 Leonardo certo non ignorava il concetto degli antichi filosofi secondo  cui l’uomo  rappresentava un “mondo in miniatura”, ma per giungere ad una visione unitaria  della Creazione Divina, egli doveva percorrere la via di una duplice esperienza che tuttavia si riferiva ad una sola e medesima realtà: aveva da anatomo sezionato il corpo umano per farsi un’idea precisa della sua struttura, e con occhio sensibile alla bellezza aveva osservato ogni singola parte del corpo stesso in riposo e in moto per scoprirvi il disegno ideale della medesima legge di armonia universale che gli si rivelava in tutti i fenomeni della vita, in tutte le cose esistenti. Allo zelo indagatore e allo sguardo scopritore di bellezza certo non era sfuggito quel perfetto specchio dell’armonia universale ch’è il cielo stellato, ma finchè all’esperienza di anatomo e quella di artista mancava la conoscenza di astronomo, la spiritualità integrale di Leonardo non poteva sentirsi soddisfatta. Egli probabilmente non dubitava nemmeno che da parte degli iniziati nelle cose del sistema solare avrebbe trovato confermato quello che già sapeva grazie alla conoscenza del corpo umano e alla propria sensibilità artistica: il “mondo in miniatura” era stato creato sul modello del “mondo in grande“. Studiando il trattato astronomico di Tolomeo, egli si fece quindi dell’ultimo un’idea altrettanto chiara quanto quella che possedeva del primo. D’allora in poi fu convinto che l’uomo fosse composto di 4 elementi non diversamente dal corpo celeste che abitava: terra, acqua, aria e fuoco che a loro volta ne determinavano il variabile temperamento. Al colmo dello slancio creativo, questa fondamentale concezione cosmologica sarà sublimata da una intima esperienza religiosa.Ispirata dalla profonda meditazione sopra il significato mistico di un racconto evangelico, sorgerà un capolavoro di arte cristiana. Fra tanti altri episodi della vita del Redentore, ch’egli avrebbe potuto far rivivere col pennello d’incomparabile maestro, l’Ultima Cena di Gesù era quello che senza dubbio gli offriva le maggiori possibilità di esaurire gli essenziali contenuti del proprio universale umanesimo in una perfetta visione artistica. L’episodio stesso appartiene infatti a quel periodo conclusivo dell’apostolato e dell’esistenza terrena del Figlio dell’Uomo in cui Egli aveva fatto la sintesi di tutti i suoi insegnamenti concentrandoli nel supremo precetto dell’amore. Leonardo aveva l’intenzione di riprodurre “la cosmografia del piccolo mondo in 12 figure” simile a Tolomeo che nella descrizione del cielo aveva diviso quest’ultimo in “12 provincie”, ed egli si proponeva pure di dimostrare le varianti della natura umana rappresentando ciascuna di queste 12 figure con caratteristiche particolari che avrebbero permesso di distinguerne la diversità da ogni altra.

Così Leonardo ha finito per raffigurare la comunione fra il divino e l’umano, che costituisce l’essenza stessa del cristianesimo, in quanto nella Cena il cielo si trova in certo qual modo portato in terra. Conformemente al concetto che i 4 elementi contengono in potenza tutte le possibilità della natura e dell’esistenza umana, Leonardo ha diviso gli Apostoli in 4 gruppi. I gruppi stessi di 3 figure ciascuno sono disposti lungo la mensa due a due ai lati di Gesù, che dominando il centro dell’affresco, corrisponde al Sole, mentre ogni singolo dei 12 discepoli – considerato isolatamente – rappresenta un tipo fondamentale dell’uman genere in analogia con uno dei 12 segni dello zodiaco. Partendo dalla destra del dipinto, troviamo, seduto in capo alla tavola, l’Apostolo Simone che viene attribuito il primo segno dello zodiaco, ossia quello dell’Ariete; a Taddeo, seconda figura del medesimo gruppo sempre di destra, quello del Toro; a Matteo il terzo da destra, i Gemelli e così via nell’ordine dell’intero zodiaco. Particolarmente significativa è l’attribuzione del segno della Bilancia a Giovanni che si trova alla destra di Gesù (nell’affresco a sinistra), di quello dello Scorpione a Giuda colto nell’atto di rovesciare il sale, ed infine di quello dei Pesci a Bartolomeo dipinto, a differenza di tutti gli altri, con piedi distintamente visibili. I motivi che hanno indotto Leonardo a disporre i 12 discepoli nell’ordine in cui appaiono nell’affresco, non possono non essere stati da lui lungamente ponderati, senonchè da quello che effettivamente si sà della personalità e della vita degli Apostoli non è possibile trarre rispetto a tutti in uguale misura le caratteristiche conformi alla tradizionale tipologia cosmologica. E’ quindi da suppore che Leonardo abbia colmato le lacune della Scrittura lasciandosi guidare da indizi indiretti. Nel dipinto leonardiano il cielo stellato appare trasfigurato nella sublime visione di un atto mistico di portata ultratemporale  che ha esaurito tutti i significati e contenuti dell’uman essere e divenire, poichè in questo atto si è concretata l’idea stessa dell’umanità. (CONTINUA……..)

(Bibliografia: Nicola Sementovsky – Kurilo “Astrologia.Trattato completo teorico-pratico” )

 

LEZIONI DI ASTROLOGIA MORPURGHIANA: CHE COS’E’ L’ASTROLOGIA?

L’Astrologia è la scienza (ma meglio definita come pseudo – scienza) che studia, ammettendone l’esistenza, le forze emanate dagli astri, l’azione delle quali si esercita sull’essere umano secondo un processo assai complesso. Infatti, il fine di questa forma di divinazione – che è indiscutibilmente al primo posto negli interessi di coloro che ricercano il contatto con l’invisibile – è quello di pre-vedere gli avvenimenti futuri grazie ai numerosi fattori delle influenze astrali. Lo Zodiaco è una chiave numerica per l’interpretazione del sistema solare e si esprime in una serie di simboli che corrispondono al Sole, alla Luna, ai pianeti e ad una serie di costellazioni e si presentano apparentemente quali strumenti per lo studio dell’astronomia, così come le lettere dell’alfabeto si presentano come strumenti per l’uso della scrittura. Mentre le lettere dell’alfabeto si adattano alle esigenze della lingua che se ne serve, i simboli zodiacali non si adattano più alle esigenze dell’astronomia moderna che ha superato e distrutto la visione geocentrica dell’astronomia primitiva e considera lo Zodiaco un relitto di modesta importanza storica.

Sebbene i simboli planetari, intesi come puri segni grafici, siano tutt’ora usati dagli astronomi, costoro rifiutano la struttura in cui lo Zodiaco li aveva inseriti.In altre parole, continuano a servirsi di un alfabeto pur rinnegando il linguaggio che gli ha dato origine. Agli occhi di un tecnico che degnasse occuparsi di astrologia, lo Zodiaco apparirebbe probabilmente come la favolosa “memoria” di un computer già predisposto per un sistema binario. Il musicista vi può vedere la gamma completa dei suoni, gli accordi fondamentali dell’armonia e i loro sviluppi nonchè le sequenze dodecafoniche.Invece un astronomo ci vedrebbe solo indicate le distanze progressive dei pianeti dal Sole.

Galileo descrive lo Zodiaco senza saperlo quando dice, nel Saggiatore, che il libro della natura è scritto nel linguaggio matematico e i suoi caratteri sono i triangoli, i cerchi e altre figure geometriche; e Freud, sempre senza saperlo, mette in luce uno dei massimi quesiti dello Zodiaco quando dice che la ripetizione ossessiva è simultaneamente rivelatrice della morte e del Nirvana. Questi riferimenti casuali e legati alle nostre limitatissime conoscenze lasciano intuire che un approfondimento analitico dei rapporti tra Zodiaco e tutta la gamma delle scienze umane potrebbe dare risultati sorprendenti.

Chi esamini a fondo, e con animo aperto, lo schema dello Zodiaco, sarà indotto a pensare che il gioco astrologico degli opposti (Marte e Venere, Sole e Saturno ecc.) è la vera fonte della mitologia, e non viceversa. In altri termini, gli antichi osservatori del cielo non chiamarono Marte un pianeta rossoreggiante perchè favoriva un’associazione di idee con un dio della guerra già creato dalla fantasia umana, ma al contrario, il dio della guerra, come la dea dell’amore o il dio dell’intelligenza o quello della fredda razionalità, erano già impliciti nella simbologia dello Zodiaco, costituivano il complesso delle favole istruttive, necessarie per far capire ad un bambino un complicato sistema di forze naturali.

La pietra di Rosetta dei geroglifici zodiacali è l’astrologia.In questa antichissima disciplina, sopravvissuta a mille tempeste, sono rimasti alcuni elementi che ci permettono di risalire alla struttura originale dello Zodiaco, con un lavoro tecnicamente non molto dissimile da quello praticato dai decifratori di codici segreti nelle centrali di spionaggio. Gli elementi cui alludiamo, infatti, sono disposti in un certo modo che può suggerire la possibilità di uno schema “a chiave”. Analizziamoli ad uno ad uno.

Troviamo innanzitutto due sequenze di dodici elementi ciascuna, la prima contrassegnata dai simboli delle costellazioni detti “segni”, la seconda contrassegnata dai simboli dei corpi celesti e che chiameremo più semplicemente sequenza planetaria. Lo Zodiaco ci presenta la sequenza dei segni disposta in un cerchio, dove ogni segno occupa un segmento di trenta gradi. Il cerchio zodiacale, come “segno grafico”, corrisponde simbolicamente a quella porzione della volta celeste dove si iscrivono i moti planetari visti da chi li osserva dalla Terra. A parte questa caratteristica, confermiamo subito il non-senso astronomico della sequenza delle costellazioni che, prese singolarmente, non corrispondono mai (per eccesso o per difetto) ai trenta gradi ad esse assegnati e che, prese complessivamente, non corrispondono mai (salvo che per un breve periodo che si ripresenta ogni 29.920 anni)alla successione indicata via via dal primo al 360°. Astronomicamente assurda è anche la seconda sequenza, non soltanto perchè si presenta come geocentrica, ma anche perchè dà una posizione di preminenza sia al Sole,  che è una stella, sia alla Luna, che è un satellite.Il che sembrerebbe dettato da un’osservazione primitiva del cielo, dove la Luna e il Sole sembravano “più grandi” degli altri corpi celesti.

Ma torniamo all’analisi delle due sequenze: che cosa hanno in comune? Il numero 12. E perchè proprio il numero 12? Esiste ovviamente una risposta “razionale” anche a questa domanda: perchè gl’inventori dello Zodiaco usavano il sistema duodecimale. Ma la risposta non ci convince e ci chiediamo nuovamente: perchè?

L’uomo ha imparato a misurare e a far di conto servendosi della propria persona.Il pollice, il piede, il braccio, il cubito son tutte unità di misura antropometriche. E il sistema decimale è nato dal fatto che, dopo aver contato su tutte le sue dieci dita, l’uomo posava accanto a sè una pietra che non rappresentava più l’unità, ma una decina. Non c’è nulla nell’uomo, e in ciò che lo circonda, che suggerisca il numero 12. La teoria della “primitività” non può funzionare in due sensi opposti. Se gli autori dello Zodiaco erano davvero tanto “primitivi”, come mai scelsero un sistema così elaborato invece di contare rozzamente sulle dita? Non è questo poi il solo quesito che ci lascia perplessi: come mai la circonferenza zodiacale (e tutte le circonferenze, da quei tempi fino ad oggi) è stata suddivisa in 360°? Anche la spiegazione “razionale” già citata, e cioè l’adozione del sistema duodecimale, in questo caso non basta, perchè un qualsiasi multiplo di 12 avrebbe fatto al caso, e i gradi della circonferenza potrebbero essere benissimo 240 o 480! L’unica osservazione possibile è che 360 corrisponde a 12 moltiplicato per 30, e sembra che da questo calcolo, anzichè dal rilievo astronomico di fantomatiche costellazioni, sia nata la giustezza dei segni zodiacali.

Cominciamo allora a sospettare che la successione di tali segni non abbia origini empiriche, ma sia sottesa a intendimenti diversi, collegati a ragioni matematiche (sistema duodecimale) e geometriche (la suddivisione di una circonferenza). Notiamo anche che l’astrologia ha rispettato fedelmente il termine segno per indicare i settori zodiacali, e pur attribuendo a ciascun settore il simbolo di una costellazione (Ariete, Toro ecc.) non usa la parola costellazione. Infatti, nel gergo tradizionale, si dice “sono nata nel segno del Leone” e non “sotto la costellazione del Leone”.

I segni, dunque, non sono le costellazioni, ma una struttura circolare dietro la quale le costellazioni ruotano lentissime. Per la ricostruzione del linguaggio zodiacale, riteniamo essenziali queste caratteristiche delle serie dei segni:

  1. il loro numero (12);
  2. la loro successione (dall’1 al 12, dall’Ariete ai Pesci);
  3. la direzione secondo la quale si sviluppa detta successione (in senso antiorario).

Per quanto riguarda l’ordine di successione dei segni, riteniamo altamente significante il fatto stesso che esista.In altre parole, il fatto che lo Zodiaco indichi un punto iniziale e un punto finale nell’apparente uniformità della circonferenza deve avere un valore rivelatore essenziale e segnaliamo subito alcune importanti conseguenze geometriche: se uniamo in cerchio una sequenza di dodici elementi di uguali dimensioni, i due elementi estremi, cioè l’1 e il 12, e i loro opposti, cioè il 7 e il 6, saranno gli unici paralleli e contigui. Gli altri otto elementi saranno paralleli e non contigui. L’immagine visiva che risulta da questa disposizione si presta ad un’immediata “traduzione”: il raggruppamento di due estremi ad una sommità e dei loro 2 opposti all’altra fa pensare ai poli, mentre il punto di massima distanza tra gli elementi laterali fa pensare all’equatore. Inoltre, il fatto che simbolicamente la successione dei segni inizi con l’Ariete e termini con i Pesci, al di fuori di ogni reale corrispondenza con le costellazioni, deve aver senz’altro un valore significante che per ora ci sfugge. Un’ultima osservazione sulla successione dei segni: l’ordine di “lettura” che procede, appunto, dall’Ariete al Toro ai Gemelli ecc., non solleva nè contestazioni nè problemi.Può sembrare apparentemente una banalità ovvia, ma un problema determinante, invece, sarà sollevato dall’ordine di successione della serie planetaria.

Per quanto riguarda il senso antiorario della successione, prendiamo nota che questa è la “direzione di lettura” di tutto il messaggio zodiacale, e corrisponde anche alla “direzione” della vita sul nostro pianeta (tecnicamente si dice che la vita è levogira). Chiunque si dedichi all’astrologia sa che questa disciplina fornisce un numero di risposte esatte, in percentuale ben maggiore a quella consentita da un semplice gioco di coincidenze. Ma ben pochi se ne sono chiesti il perchè. L’astrologia funziona, a dispetto dell’astronomia e al di fuori di qualsiasi fumismo spiritualistico, magico o esoterico, perchè si serve di uno strumento chiamato Zodiaco. Dobbiamo dunque costringerci a scoprire quali fili segreti siano collegati ai bottoni che premiamo automaticamente da secoli.

(Bibliografia: 1) Lisa Morpurgo “Introduzione all’Astrologia e decifrazione dello Zodiaco“; 2) Lisa Morpurgo “Il convitato di pietra: Trattato di Astrologia dialettica” )